Archivio mensile:Giugno 2023

Il diritto internazionale , la guerra in Ucraina, il ruolo dell’Unione Europea

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di Andrea Acierno

L’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito della Federazione Russa e l’occupazione di parte del suo territorio , i bombardamenti su scuole,ospedali ,abitazioni civili, vengono portati avanti dal governo in carica della Federazione Russa in totale violazione della carta delle Nazioni Unite.

Il 26 giugno 1945 venne approvato lo Statuto delle Nazioni Unite che entrò in vigore il 24 ottobre 1945, dopo la ratifica da parte dei 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ,Unione Sovietica , Stati Uniti , Regno Unito,Francia ,Cina e la maggioranza degli altri 51 Stati che lo avevano firmato cui si sarebbero in seguito aggiunti altri stati fino a raggiungere l’attuale numero di 193 . La nascita dell’ONU faceva seguito alla Conferenza di Mosca nell’ ottobre 1943 alla quale parteciparono i rappresentanti di Regno Unito, Cina allora rappresentata dal governo di Chiang Kai-shek , Unione Sovietica e Stati Uniti che si concluse con la firma della Dichiarazione sulla sicurezza generale nella quale si prevedeva la creazione di un’organizzazione internazionale per il mantenimento della pace e della sicurezza.

Vogliamo per chiarezza citare un paio di articoli .

Art. 1

I fini delle Nazioni Unite sono:

1. Mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ed a questo fine: prendere effica-

ci misure collettive per prevenire e rimuovere le minacce alla pace e per reprimere

gli atti di aggressione o le altre violazioni della pace, e conseguire con mezzi pacifi-

ci, ed in conformità ai princìpi della giustizia e del diritto internazionale, la compo-

sizione o la soluzione delle controversie o delle situazioni internazionali che potreb-

bero portare ad una violazione della pace.

Art. 2

4. I Membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o

dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di

qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite

Non si può certo dire che in questi quasi 75 anni i principii della carta dell’ONU siano stati rispettati, al contrario sono stati più volte violati. Soprattutto il diritto di veto per i 5 paesi permanenti nel Consiglio di Sicurezza ha di fatto impedito che lo scopo originario dell’ONU di salvaguardare prioritariamente con la diplomazia qualsiasi possibile situazione di conflitto nel mondo sia stato realizzato permettendo così ai paesi più forti di aggredire i paesi più deboli..

Il diritto di veto è stato usato 86 volte dagli Stati Uniti ,soprattutto per appoggiare la politica di aggressione di Israele verso i paesi confinanti e ben 143 volte dall’URSS divenuta poi Federazione Russa che lo ha usato a sua volta per i propri interessi geopolitici.

Una politica dell’uso dell’uso della forza negli anni cui non si è contrapposto un adeguato fronte antimperialista e che ha portato alla aggressione dell’Ucraina dopo che il governo di Mosca aveva usato il diritto di veto prima per non mettere in discussione i referendum farsa nel 2014 con cui si annettè la Crimea e poi nel settembre 2022 delle regioni ucraine del Donbass.

Dunque il presidente russo Putin, come ebbe ad osservare in un articolo comparso sul Corriere della Sera l’8 marzo 2022 Sabino Cassese,noto giurista e giudice della corte costituzionale di fama europea, ha violato il diritto internazionale,quello stesso diritto internazionale che l’URSS socialista aveva sostenuto partecipando alla Costituzione dell’ONU.

Ha violato principi dell’ONU quali il rispetto della sovranità degli stati, la regola dell’autodeterminazione dei popoli, l’obbligo di risolvere in modo pacifico le controversie, il dovere di astenersi dall’uso della forza, l’obbligo di non interferire con le competenze interne di altri stati

Ha violato inoltre accordi multilaterali sottoscritti dalla Russia, quali quelli del Consiglio d’Europa ,dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione In Europa,il memorandum di Budapest del 1994 che impegnava la Russia a garantire la sicurezza,la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina e il trattato di amicizia russo-ucraino del 1997 che stabiliva il reciproco riconoscimento dei confini nazionali,compresa la Crimea.

La violazione del diritto internazionale ,l’annessione con la forza militare del territorio di un paese sovrano, la devastazione di intere zone dell’Ucraina e gli attacchi condotti contro la popolazione civile per fiaccare la resistenza del popolo ucraino, non riguardano soltanto quel paese ma riguardano le basi su cui si reggono i rapporti di convivenza tra tutti i paesi .Se l’invasione russa è localizzata in Ucraina e in Europa, le regole di convivenza riguadano tutto il mondo,tanto più che la Russia,come già detto, è membro dell’ONU con diritto di veto !

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Ma per quali motivi il governo Putin decise di invadere l’Ucraina ? Nel libro “Spie in Ucraina “ uscito qualche mese fa, lo storico e saggista Aldo Giannuli che definisce la Russia “ Un impero a trazione militare che non riconosce in alcun modo il principio di indipendenza nazionale” , inquadra questa domanda nella volontà dell’attuale gruppo dirigente di rilanciare la Russia come potenza mondiale sfruttando le difficoltà degli USA evidenziate dal ritiro disastroso dall’Afghanistan.Grande importanza in questo disegno è il controllo da parte di un gruppo ristretto di magnati delle aziende un tempo statali delle enormi risorse di materie prime con l’obiettivo secondo Giannuli di creare una OPEC,nome un tempo adottato dai maggiori paesi produttori di petrolio, delle materie prime ( gas,petrolio, nichel, terre rare ) e di esserne alla testa.

Ora come è noto,l’Ucraina non solo ha una posizione strategica tra Europa continentale ,Russia ed Asia, e per l’accesso al mar Nero e da qui al Mediterraneo, ma proprio in Donbass,la parte dell’Ucraina occupata militarmente oltre la Crimea, vi è un’alta presenza delle terre rare che diventano strategiche nella riconversione della produzione industriale a livello mondiale e ,poichè queste si trovano sotto il terreno, Putin non si preoccupa certo di radere al suolo tutto quello che sta sopra , case,edifici pubblici,asili,ospedali .

Il gruppo di potere che lo attornia basa il suo potere economico sul controllo monopolistico di queste materie prime,reinvestendo le royalties in azioni di industrie e banche all’estero,nonchè in yachts e ville lussuose e mantenendo al contempo un basso tenore di vita delle masse popolari e la Federazione Russa al 48° posto per PIL procapite.

Il primo paese socialista ,l’URSS, si è trasformato in un paese ora governato da un pugno di capitalisti monopolisti che attua una politica repressiva verso le opposizioni politiche interne e imperialista verso l’esterno. Non disponendo della forza economica necessaria per penetrare nelle economie di altri paesi ,a differenza degli USA che usano sia la forza economica che quella militare per imporre il loro egemonismo , il governo della Federazione Russa usa l’aggressione militare, il ricatto energetico e il ricatto nucleare .

In un numero del 7 maggio 2006 del Calendario del popolo troviamo una disamina del capitalismo selvaggio che si era instaurato nella ex-URSS : “ La Russia di oggi è il caso più eclatante .Non c’è ancora una società civile,non esiste una vera opinione pubblica,non si sono creati sindacati capaci di gestire le lotte operaie e sociali. I partiti non hanno alcuna funzione pubblica e non trovano accesso nei media e in pratica Putin – come già fece Eltsin – ha il suo partito del potere e poggia sui suoi oligarchi. C’è infatti una lotta di vertice tra mafie e sistemi forti, nel quadro di un sempre più aggrssivo capitalismo selvaggio. Non esiste un ago della bilancia e tutto il paese resta bloccato sempre sull’orlo di una catastrofe economica ed etnica “.

Un breve raffronto con il nostro paese ci fa subito capire che la mafia non può stare al governo, va combattuta, non mantenuta al potere , e che il capitalismo selvaggio è anche quello più pericoloso petr la pace o anche per una relativa convivenza tra stati. Sulla mafia russa , sul suo inserimento negli affari delle privatizzazioni delle aziende di stato con lo scioglimento dell’URSS, rimandiamo i lettori al già citato libro di Giannuli. Aggiungiamo che l’attuale scontro tra la compagnia militare privata “Wagner” e altre come quella di Gazprom con l’esercito nazionale si possono ricondurre a una lotta interna tra gruppi di potere in cui va considerata anche la mafia russa .

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La guerra in Ucraina investe la situazione mondiale e tocca direttamente l’Europa. I nodi non risolti dei rapporti tra Unione Europea prima con l’URSS e poi con la Federazione Russa sono venuti al pettine. Per troppo tempo i governi europei e la UE hanno accettato che la politica estera venisse decisa a Washington e che le due superpotenze mercanteggiassero fra di loro dividendosi le sfere di influenza. Per troppo tempo i maggiori paesi europei hanno continuato e in parte continuano a coltivare illusioni di contare come singoli sul piano internazionale .Per troppo tempo il capitale europeo ha pensato di fare affari con Mosca e di contare sull’ombrello NATO a direzione americana sottovalutando la natura imperialista e aggressiva della nuova borghesia russa che è sempre stata contraria all’unificazione europea.

La guerra in Ucraina presenta il conto agli europei. Guerra che non è scoppiata improvvisamente nel febbraio del 2022 ma neanche si può dire nel 2014 perchè i semi della guerra furono piantati anni prima e sono da far risalire alla dissoluzione dell’URSS nel 1991. La Comunità di Stati Indipendenti che ne seguì ,composta di gran parte delle ex repubbliche sovietiche, in realtà ha sempre visto l’assoluto predominio della Federazione Russa . L’indipendenza raggiunta dall’Ucraina con un referendum il 1 dicembre 1991 in cui i voti a favore furono complessivmente superiori al 90% e a maggioranza anche nei territori a maggioranza russofona, fu accettata solo formalmente e lo dimostrano le affermazioni di Putin e del patriarca di Mosca sulla non esistenza dell’Ucraina come nazione. Trattasi di un falso storico. Scrive in proposito Giannuli nel libro citato,a pag.120, : “ Dall’incontro fra slavi e variaghi nacque,come si è detto ,la Rus’ di Kiev,primo stato del posto che ebbe un suo periodo di splendore.Sempre riprendendo quanto detto nel primo capitolo ,la Rus’ di Kiev decadde a seguito dell’arrivo dei tatari (l’Orda d’oro) ,mentre una parte dei suoi abitanti si trasferì a Novgorod e poi a Mosca , più a nord-est,dove nacque l’embrione della Russia “.

In un altro libro , “Ucraina ,alle radici della guerra “ a cura di Matteo Zola , leggiamo ,pag. 141, ” Affermare quindi che l’Ucraina è il risultato di una costruzione superficiale è falso sotto il profilo storico e antropologico,ma soprattutto alimenta l’idea – cara al Cremlino- che possano esistere solo comunità nazionali omogenee ,coese,integrali mentre tutta la nostra storia di europei è fatta di mescolanze,incontri ……l’Ucraina era rimasta un Paese dove le diverse identità concorrevano alla realizzazione della nazione .”

La questione dell’indipendenza nazionale è stata approfondita da pennabiro con un articolo pubblicato il 5 marzo scorso ,in occasione dei 70 anni dalla morte di Stalin ,

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Che posizioni è necessario prendere allora da parte dei lavoratori, degli amanti della pace,di tutti i sinceri democratici rispetto alla guerra in Ucraina ?

Abbiamo parlato all’inizio del diritto internazionale calpestato dalla Federazione Russa. I principii sanciti nella Carta dell’ONU sono irrinunciabili ,non sono contrattabili, vanno fatti rispettare e dunque l’esercito russo deve rientrare nei confini della Federazione Russa . Non ci può essere trattativa giusta né pace giusta se prima non viene rispettata la carta dell’ONU.

Nel contempo le attuali iniziative di riforma dell’ONU ,a nostro avviso, devono puntare ad alcuni obiettivi : il diritto di veto esercitato finora dalle 5 maggiori potenze vincitrici nella seconda guerra mondiale ,che sono membri permanenti,va eliminato ; il posto della Francia che dal 1945 fa parte di questi va assegnato all’Unione europea ; il numero dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU va allargato ai principali paesi di tutti i continenti, il voto a maggioranza dell’Assemblea generale non può restare soltanto consultivo ma decisivo e vincolante .

La lotta dei popoli contro le guerre scatenate dall’ imperialismo è il fattore decisivo per la sua sconfitta. E’ stato così durante le due guerre mondiali,è stato così nella guerra in Vietnam, è così per la guerra in Ucraina. E’ la resistenza del popolo ucraino ,del suo esercito, che sta facendo fallire l’aggressione condotta dal governo Putin che ha completamente sottovalutato questa volontà di resistere . Se Putin sarà sconfitto,sarà sconfitto anche il suo progetto di egemonismo in Europa e i popoli europei potranno instaurare un rapporto di pace e di collaborazione con il popolo russo.

Il sostegno alla resistenza ucraina perciò non può che essere continuo fino alla sconfitta dell’invasore. Comprendiamo le preoccupazioni presenti nell’opinione pubblica riguardo all’invio delle armi perchè le armi significano guerra e le persone comuni, i popoli , non vogliono la guerra ma la pace,la pace mondiale. Ma fintanto che esisterà l’imperialismo la guerra non sarà abolita e non c’è altra via per combattere le guerre ingiuste volute dall’imperialismo,dai governi che praticano l’imperialismo, se non quella di contrapporre le guerre giuste di resistenza dei popoli. E quella del popolo ucraino come di altri popoli è una guerra giusta di resistenza.

Sono risibili percio’ le affermazioni di chi ritiene la guerra in Ucraina come una guerra per procura, risolvibile cessando l’invio di aiuti militari, perchè la sua sconfitta con annessioni anche parziali da parte russa come prefigurato da Kissinger e altri, significherebbe avviare una “nuova “ spartizione dell’Europa.Per questo le annessioni russe dell’Ossezia del Sud in Georgia, quelle successive della Crimea e del Donbass, il prevalere della forza sui diritti internazionali dei popoli , già illustrati in precedenza , sono insegnamenti per i popoli europei e del mondo che non possono esere liquidati mettendo sullo stesso piano aggressore e aggredito.

I valori ,lo spirito e la pratica dell’antimperialismo , che l’egemonismo delle grandi potenze hanno cercato di soffocare , sono la base politica su cui costruire una vera indipendenza dei paesi ,per sconfiggere le aggressioni da qualunque parte provengano, per una nuova comunità mondiale.

Oggi l’Unione Europea ,come nel periodo della pandemia da covid,deve svegliarsi dal suo torpore, pena la sua fine ,per non ripetere gli errori e gli orrori delle due guerre mondiali e di altre guerre recenti ,dall’Iraq alla ex Jugoslavia, alla Libia ,all’Afghanistan e contribuire a risolvere le guerre in corso nei vari continenti.

Di fronte alla guerra in Ucraina l’Unione Europea ha allora un’occasione storica per diventare un soggetto politico . Occorrono però a nostro avviso scelte politiche precise .

La richiesta del ritiro totale delle forze armate russe dal territorio ucraino, siano esse dell’esercito o delle varie compagnie private come Wagner, Gazprom , in osservanza del diritto internazionale, è la condizione essenziale per ogni trattativa con la Federazione Russa .

Per raggiungere una propria autonomia nel campo della politica estera e della difesa che è stata finora affidata alla NATO , occorre cominciare sul serio a costruire un esercito europeo basato sul principio di difesa della popolazione e non invece a rafforzare i singoli eserciti nazionali al di fuori di una visione comune .

L’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea va anticipato e l’Unione Europea in quanto tale si deve fare carico della sua difesa così come di ogni altro paese che ne fa parte.

Nello stesso tempo la UE ha tutto l’interesse a proporre fin da ora alle forze democratiche presenti nella Federazione Russa un Trattato di sicurezza reciproca e di collaborazione economica .

Esercito comune europeo, ingresso dell’Ucraina nella UE, Trattato di sicurezza e collaborazione con le forze democratiche russe, sono tre obiettivi a nostro avviso fondamentali per sconfiggere da un lato le mire imperialiste del gruppo di potere di Putin e dall’altro per rendere l’Unione Europea un soggetto politico in grado di garantire in modo autonomo dagli USA la pace in Europa .

Obiettivi che richiedono decisioni tempestive su cui fin da ora le varie forze politiche dovrebbero esprimersi senza aspettare le elezioni del 2024 per il rinnovo del Parlamento europeo.

Non bisogna aspettarsi un comportamento ragionevole da parte del governo Putin, come ogni governo imperialista reazionario potrà cedere soltanto di fronte alla resistenza del popolo aggredito,in questo caso il popolo ucraino,e della opposizione a questa guerra da parte di tutti i sinceri democratici nei paesi di tutto il mondo. L’esempio storico, tra gli altri, della resistenza del popolo del Vietnam all’aggressione dell’imperialismo USA e del forte movimento di protesta nel mondo a partire dai giovani americani che contribuì alla sconfitta di quell’aggressione, è l’esempio da seguire per costruire un forte movimento per la pace e indirizzarlo su giusti obiettivi.

L’alluvione in Romagna: il cambiamento climatico , i malgoverni: occorre un piano nazionale per il riassetto idrogeologico.

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L’alluvione che ha colpito buona parte della Romagna e che ha toccato anche zone delle Marche e della Toscana è stata particolarmente devastante.

  Piogge torrenziali  concentrate in poco tempo alternate a periodi di siccità, inverni miti, senza neve e poco piovosi ed estati sempre più calde: questi fenomeni  sempre più frequenti rispetto al passato testimoniano che il cambiamento climatico è un fatto reale che cambia la vita delle popolazioni. Questa intensificazione degli eventi climatici avversi provoca alluvioni,frane, smottamenti, mette a nudo tutte le criticità del nostro paese.

Criticità legate all’orografia: l’Italia è un paese geologicamente giovanissimo con terreni sabbiosi, argillosi, poco rocciosi talvolta sotto il livello del mare (coste adriatiche, Maremma, Agro Pontino) e lunghe catene montuose , con una altrettanto lunga esposizione agli scontri fra correnti atmosferiche e marine calde e fredde, e conseguenti eventi climatici sempre più disastrosi.

Criticità legate allo sfruttamento fuori controllo del territorio,con speculazioni edilizie , cementificazione eccessiva, copertura di torrenti e fiumi, costruzioni in zone prospicienti i corsi d’acqua o in zone vulcaniche.

Criticità legate ad una mancanza storica di visione politica dell’importanza della salvaguardia del territorio da parte delle classi al potere e quindi’ assenza totale della cultura e della pratica della prevenzione .

    Ricordava amaramente il sindaco di Ravenna che la sua città si è salvata dall’alluvione grazie al consenso dato dagli agricoltori per allagare i loro campi e, per ciò che riguarda le opere idrauliche, grazie al Cavo Napoleonico ,canale che scolma  le acque del Reno nel Po  ed altre opere dei secoli scorsi  . “ Ci ha salvato la nostra storia ,se dovessimo citare le opere degli ultimi 50 anni ci dovremmo vergognare “ ,ha detto in una intervista. E’ stato anche ricordato che l’ultimo intervento di un certo rilievo per la bonifica del ravennate e per debellare la malaria risale al 1882 con la legge Baccarini, deputato romagnolo e ministro dei Lavori pubblici nel governo di Agostino Depretis.

 Una domanda generale allora va posta. Perchè nei secoli passati furono costruite opere a difesa del territorio che ancora oggi svolgono una funzione importante e negli ultimi decenni non abbiamo avuto altrettanto ? Dobbiamo tornare a Napoleone o ai canali “Regi lagni “ del vicerè di Spagna nel ‘600 per impedire le inondazioni in Campania del fiume Clanio, oggi ridotti a discariche, ai tempi in cui l’Italia era sotto dominazioni straniere ? 

Eppure gli ingegneri italiani e le nostre imprese di costruzione sono stimati in tutto il mondo per le loro capacità di costruire dighe ed altre opere ma il loro talento non viene utilizzato nell’interesse del nostro paese, perchè ?

Per i gravi limiti della politica italiana che, a parte il momentaneo periodo di unità nazionale successivo alla Resistenza ed alla Costituzione della Repubblica, ha sempre visto prevalere l’interesse dei partiti a scapito dell’interesse  nazionale e del benessere delle masse popolari , limiti diventati sempre più evidenti nel trentennio che ci separa dalla fine dei partiti tradizionali nei primi anni 90  ( DC ,PCI , PSI ,PRI,PLI,PSDI, ) con  l’avvento della cosiddetta seconda Repubblica. Di conseguenza i fondi per la difesa del territorio vengono accantonati dai vari governi centrali e regionali le cui priorità politiche sono sempre altre e quindi non vengono investiti o vengono investiti solo in parte  Con il risultato che i problemi di fondo del nostro paese non sono stati affrontati ed il dissesto idrogeologico è uno tra i più importanti. Emblematico è il fatto degli 8,5 miliardi di euro rimasti dopo un primo investimento  dal progetto  “Italia sicura “ con i governi Renzi e Gentiloni tra il 2014 e il 2018 , bloccati poi dal governo Conte 1 e infine messi nel PNRR dal governo Draghi. Intanto passano gli anni .

 E dunque occorre separare gli eventi legati alla situazione climatica globale, come ad esempio le bombe d’acqua ,da quelli legati invece dal cattivo uso del suolo ed alla mancanza di prevenzione.

La cronaca di questi giorni ma anche di altri disastri recenti, ci parla di letti dei fiumi pieni di detriti, di canali e vasche di espansione insufficienti, di opere eseguite in parte nonostante esistessero già stanziati i soldi, di argini che non hanno retto alla forza dell’acqua perchè indeboliti dalla tane degli animali,di abbandono della montagna e della pulizia dei boschi da un lato e di un abbattimento degli alberi in pianura dall’altro. L’esondazione generale dei fiumi della Romagna per lo più  di carattere torrentizio , è stata devastante in gran parte a causa di questi aspetti e , inutile negarlo, la responsabilità è di chi amministra i territori,le regioni, di qualsiasi partito o coalizione faccia parte.

La protezione del territorio,della popolazione,delle attività produttive , è fondamentale per la società ma gli interessi economici dei gruppi privati hanno portato a considerarla un costo così come un costo la sanità e i servizi sociali. Al contrario un corretto uso del suolo e delle risorse naturali richiede investimenti di gran lunga inferiori ai danni provocati da mancanza di prevenzione e incuria. I danni causati dall’ alluvione avranno conseguenze anche sull’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli per tutti gli italiani,frutta in particolare, ed anche per l’esportazione, consideriamo ad esempio che la Romagna è produttrice mondiale di sementi per la barbabietola da zucchero. La ricostruzione perciò andrà fatta all’interno di un progetto globale che cambi radicalmente i criteri seguiti finora negli insediamenti abitativi e produttivi e nella cura del territorio e sia discusso e costruito assieme alla popolazione e rispettoso della volontà popolare.

Sarà di estrema importanza il collegamento con la Commissione Europea che già è andata con la sua Presidente sul posto. Basandosi su ciò che è già avvenuto con la calamità del covid, il disastro avvenuto in Emilia-Romagna va affrontato come problema comunitario, con una stretta collaborazione tra l’Unione Europea la regione e il governo italiano per una ricostruzione che impedisca qualsiasi tipo di speculazione, da quella sui prezzi dei prodotti agricoli ,a quella delle grandi multinazionali che intendano approfittare delle difficoltà degli agricoltori e industriali romagnoli a quelle che potrebbero venire dalle grandi compagnie di assicurazione.

Questo è importante per la buona convivenza nell’Europa comunitaria! Dimostrare attenzione per le nazioni e i popoli che la compongono con la volontà di ricostruire tutti insieme di fronte a gravi fenomeni come le alluvioni, pensando nel contempo ad una politica comune per il lavoro.

Nell’afflusso dei volontari accorsi nelle zone colpite abbiamo visto la presenza in massa dei giovani a dimostrazione della loro volontà di partecipare alla cosa pubblica smentendo ,ancora una volta i luoghi comuni sul loro conto . Riguardo ai giovani la vera questione è che la società politica attuale non vede le nuove generazioni come una risorsa per fare un salto di qualità ,come energie positive per innovare nella produzione ,nei servizi,nella cultura, ma le vede esclusivamente come forza-lavoro da adattare ad un sistema produttivo e sociale arretrato e quindi da retribuire il meno possibile. Con i risultati che ben conosciamo, l’uscita dal paese di decine di migliaia di giovani da una parte , la sfiducia verso il mondo del lavoro di altrettante decine di migliaia dal’altra.

La tragica vicenda dell’alluvione mette in risalto che in Italia deve essere rivalutata la scuola, la formazione e la ricerca, ed in particolare proprio in quei settori legati alla prevenzione del dissesto idrogeologico e ad un migliore utilizzo del territorio. Basti pensare al settore del legno ,materia prima che sappiamo utilizzare molto bene con la nostra industria dei mobili ma che, nonostante l’ampiezza dei nostri boschi ,importiamo in gran parte dall’estero. Inutile dire che se non ci sono idee e investimenti concreti , i discorsi sulla ricerca, le infrastrutture, sono solo un richiamo elettorale e dunque i nostri studenti possono cercare di metterli in pratica in altri paesi che generalmente corrispondono a Germania, Francia ecc., in Europa, o negli USA, nel mondo , determinando in questo modo anche sviluppo ineguale tra nazioni e continenti, che senza grandi sforzi di spese scolastiche sfruttano le loro capacità.

  Occorre una svolta nella politica italiana e l’occasione può venire proprio dalle risposte rese necessarie da questa alluvione . Se da un lato occorre ricostruire   ciò che è stato distrutto in Romagna ,  dall’altro occorre  un piano a lunga scadenza per il riassetto idrogeologico dell’intero  territorio del paese . Questo piano non può dipendere dall’instabilità dei governi che cambiano in continuazione e dai partiti in continua campagna elettorale,deve avere una propria vita indipendente Perciò occorrono alcune cose fondamentali : un piano nazionale  per la salvaguardia del territorio costruito con il contributo degli scienziati, delle categorie interessate a partire dagli agricoltori, delle associazioni ambientaliste, con fondi stanziati per legge e durata almeno ventennale , una autorità nazionale stabile eletta con il compito di portare avanti quel piano collegata a comitati locali in tutte le regioni formati da semplici cittadini eletti per controllare e verificare che questo  piano venga attuato .

La redazione