Prosegue il dibattito all’interno del Comitato No Debito, movimento nato ormai da due anni con l’obiettivo di non far pagare ai lavoratori l’enorme debito pubblico che si è venuto a creare nel nostro paese a tutto vantaggio della speculazione finanziaria.E’ un dibattito che si fa ancora più interessante in vista delle prossime elezioni poltiche .

Il movimento No Debito non si pone l’obiettivo di creare una forza elettorale ma di costruire una linea politica di opposizione alla politica del governo dei banchieri,opposizione ancor più necessaria se pensiamo che il gruppo dirigente del PD intende andare al governo gestendo in proprio l’agenda Monti.In questo dibattito, anche in vista dell’assemblea del 15 dicembre a Roma delle forze che avevano promosso la grande manifestazione No Monti Day,un interessante contributo è il documento prodotto dal comitato di Milano,pubblicato sul sito www.nodebito.it che riportiamo per i nostri lettori.

 

Documento Comitato No Debito di Milano

29 Novembre 2012

Un contributo alla discussione e alle scelte del Comitato No Debito

Il CND è in massima parte (per lo meno a livello nazionale), un intergruppi. Da qui le sue debolezze, le sue inappropriatezze, le sue contraddizioni. Ma nello stesso tempo non si può non considerare che a partire dall’assemblea del 1° ottobre 2011 è emersa la consapevolezza che da soli (questo non solo per coloro che l’hanno costruita) non si incide nella realtà odierna e non si va da nessuna parte. Ciò è un risultato importante, a volte fecondo di iniziative, ma non può bastare. Così come non può bastare l’aver individuato fin da subito la continuità del governo Monti con quello precedente. Così come non possono bastare le ultime due manifestazioni nazionali promosse (quella del 31/3 e quella del 27/10).

Il CND è composto da partiti (alla sinistra del PD e alleati) da soggetti politico sociali antagonisti (movimenti, associazioni, studenti, comitati di lotta, esponenti del sindacalismo conflittuale di base, dell’area programmatica della rete 28 aprile–opposizione CGIL) e, infine, da singole soggettività politiche.

Sono particolarmente importanti i primi 5 punti della piattaforma programmatica (monca però della centralità del conflitto capitale / lavoro) i quali – se non trovano una successiva e a questo punto urgente elaborazione (non solo teorica), profondità di applicazione e capacità di interconnettere quella moltitudine di piccole e medie forze sociali, sindacali e politiche – rischiano di essere il preambolo del libro delle buone intenzioni, ma che nella politica italiana non incidono assolutamente.

Perché non concentrarsi sulla costruzione dell’alternativa che deve ancora massicciamente nutrirsi di elaborazione, di pratica di lotta, di ricomposizione di classe, ecc.?

Per non cadere nell’ovvietà, crediamo che questa opzione debba essere valutata con estrema accortezza, il che vuol dire considerare l’aspetto tattico su un terreno concreto a breve e medio termine. Da qui porsi seriamente cosa deve diventare il CND il passo è breve ma decisamente fondamentale.

Radicarsi a livello territoriale!

Valorizzando le caratteristiche, le capacità, le sensibilità, il ruolo e le relazioni di tutti coloro che vi partecipano, il CND deve diventare un organismo:

• che indichi, caso per caso e complessivamente quali sono le misure POLITICHE che istituzioni nazionali, regionali e comunali devono adottare per difendere i posti di lavoro esistenti e crearne di nuovi

• che lavori per favorire la costruzione di un livello sempre più alto e interconnesso di mobilitazione per realizzarle.

Sul piano della tattica e per quanto riguarda la necessità di dare risposte a istanze concrete che vengono dal mondo del lavoro e dalle masse popolari, se prendiamo ad esempio la Lombardia (ma gli esempi possono essere traslati a livello nazionale) non possiamo non rispondere a domande come queste: cosa deve fare la Regione per affrontare in senso positivo la questione S. Raffaele? Cosa devono fare la Regione, la provincia e il Comune per favorire la produzione di una fabbrica trasformata in cooperativa? Che politica deve essere promossa per favorire la mobilità sostenibile e tutelare e ampliare l’occupazione nei servizi di trasporto pubblico (ATM)? Come si affronta la questione della casa (ristrutturazioni, assegnazioni degli alloggi del patrimonio ALER e comunale) in modo da produrre, subito qualche migliaio posti di lavoro? Quale politica attuare per superare i vincoli del patto di stabilità (il 21 novembre 1000 sindaci hanno marciato a Milano) e per rompere il cappio del pagamento degli interessi sul debito del Comune per stabilizzare le centinaia di precari del Comune o della scuola? Se non sappiamo rispondere a queste domande e finchè non risponderemo a queste domande, il CND sarà principalmente un circolo di idee.

L’ambito naturale del CND è ogni contesto possibile progettare, sperimentare e realizzare azioni di contrasto alla politica di austerità e alla distruzione del lavoro per favorire la difesa dei posti di lavoro esistenti e la creazione di nuovi, la difesa delle aziende esistenti (no delocalizzazioni o esproprio senza indennizzo) e la creazione di nuove (cooperative, consorzi, ecc.): il lavoro prima di tutto e sopra a tutto!

Non si può più parlare di “NO DEBITO” senza sviluppare il “PER IL LAVORO”. Lavorare TUTTI (non è vero che non c’è lavoro… c’è bisogno del lavoro di tutti!) e lavorare meno (riduzione di orario di lavoro a parità di salario), ma soprattutto c’è da individuare ed investire nella creazione di lavoro che affronti le nuove tecnologie e la ricerca.

In estrema sintesi dobbiamo dirci: bisogna dialogare con i lavoratori per coinvolgerli nell’obiettivo identitario e non di delega perché il lavoro per tutti è la nostra forza, diversamente saremmo sempre più ricattabili invece dobbiamo “ricattare noi” chi vuole realizzare l’agenda UE, BCE, FMI.

E’ necessario lavorare per unificare un fonte di lotta europeo contro l’austerity, sviluppando un battaglia di massa contro il fiscal compact ma anche contro le delocalizzazioni e per un piano di lavoro che dia un futuro e speranza non solo alle giovani generazioni ma anche a quelle esistenti, cose concrete e comprensibili ai più su cui far crescere mobilitazioni ed organizzazione , per costruire industrializzazione eco compatibile e welfare pubblico. Bisogna cambiare profondamente la politica in Europa, cacciare questi politici, a cominciare da Monti, appiattiti sulla globalizzazione, sulla grande finanza e prendere le distanza dalla ingerenza politica e finanziaria di chiunque a partire da quella di Washington, da dove è partita questa crisi epocale.

Questo significa anche che si dovrà cercare di essere più presenti nei singoli momenti di lotta non solo come militanti della propria organizzazione di appartenenza, ma anche come rappresentanti del CND, cercando di dare unitariamente solidarietà e al contempo apporto reale alle rivendicazioni con elaborazioni “nostre”.

Quale rapporto con gli operai e i lavoratori in lotta. Si parla spesso di “unificare e coordinare le lotte”, ma cosa voglia dire, altrettanto spesso, è tralasciato. Il ruolo del CND nelle singole lotte deve essere quello di sostenere la mobilitazione dei lavoratori per individuare le misure necessarie a raggiungere le loro rivendicazioni, spingerli a farne una lotta che da semplicemente rivendicativa diventi politica (coinvolgere, tirare in ballo, sputtanare enti, istituzioni, amministrazioni, ecc.) e le soluzioni siano politiche (cioè che sono applicabili in altri contesti e generalizzabili). Rispetto al complesso delle lotte rivendicative, il CND deve diventare il centro che ne fa una sintesi e rilancia a livello politico la conflittualità generale (rafforzata dalla conflittualità vertenza per vertenza) per promuovere soluzioni generali.

L’esempio della Jabil

Gli operai della Jabil, in presidio di fronte alla fabbrica da un anno e mezzo, e i tecnici della Nokia di Cassina de’ Pecchi, insieme alla FIOM, a docenti del Politecnico di Milano e ad alcuni imprenditori interessati – dopo aver constatato la totale latitanza del governo e del Ministero dello sviluppo – stanno costruendo un progetto di utilizzo, valorizzazione e rilancio del sito produttivo di Cassina de’ Pecchi, dove sorgono le due fabbriche, contro il rischio di speculazione edilizia e di distruzione di ogni attività produttiva.

Quale priorità dare (in che modo rapportarsi) ad altri movimenti popolari di carattere rivendicativo (diritto alla casa, diritto all’istruzione, spazi sociali, No IMU ecc.) In funzione dell’elaborazione di un piano per il lavoro, oltre alle RSU di S. Raffaele, Maflow, Jabil, dobbiamo allargare il campo dei nostri referenti a: servizi (pubblici e sociali: trasporti, scuola, asili, cooperative…); movimenti di lotta per la casa. Ognuno di essi può (e grazie al CND deve) contribuire a definire un piano di massima che punta a difendere i posti di lavoro e a crearne di nuovi. Tale piano è realizzabile solo se coinvolge e mobilita in modo unitario (verso un obiettivo comune) il grosso dei movimenti rivendicativi azienda per azienda, ente per ente, società per società, comparto per comparto.

Stante il periodo che abbiamo di fronte, caratterizzato dalla crisi politica delle autorità e delle istituzioni della borghesia e che le elezioni politiche e regionali del prossimo periodo aggraveranno, il CND milanese, composto da forze e realtà che sul tema hanno analisi e posizioni differenti, è giunto a una sintesi di massima che si riassume nel rifiuto di partecipare attivamente in qualità di comitato a ogni ipotesi di cartello elettorale. D’altronde si è sempre affermato sin dall’inizio che non lo saremmo diventati.

Bisogna invece affermare e mettere al centro del dibattito e dello scontro politico in particolare in questa fase: la lotta per il lavoro e per un lavoro dignitoso, il non pagamento del debito degli enti locali, l’utilizzo delle risorse degli enti locali per difendere i posti di lavoro e crearne di nuovi.

A partire da questioni concrete e da lotte che sono in corso , dobbiamo sviluppare idee nuove , prospettare soluzioni per il breve-medio termine (per cui battersi e che traccino discriminanti e “scontro” con chi gestisce oggi il potere) pur rispondendo al pensiero e al buon senso comune presente tra i lavoratori e le masse.

Su queste cose aprire il confronto, il dibattito, la costruzione di iniziative con tutti.

Ad esempio in questo senso si potrebbero costruire tappe di costruzione di idee e iniziative a partire da realtà e momenti di lotta che sono in corso e dove austerity, spending review, distruzione del lavoro e del welfare si sono già abbattuti o si stanno abbattendo:

• su scuola/istruzione/cultura/ricerca. Studenti, insegnanti, personale non docente e ricercatori sono in mobilitazione crescente ed i peggioramenti pure (in alcune scuole si risparmia non solo su strumenti didattici ma perfino sul riscaldamento lasciando tutti al freddo!) . Perché non costruiamo coinvolgendo le diverse forme associative in essa presenti, un grande momento di dibattito e aggregazione, una specie di stati generali, chiamandoli ad affermare un punto di vista organico alternativo (una linea) e a focalizzare una piattaforma unificante e di lotta contro questi governanti?

• Sulla sanità e la salute dei lavoratori e delle masse popolari si potrebbe costruire una cosa analoga che coinvolga tutte le componenti a partire dai lavoratori e dagli utenti, della Sanità privata e pubblica ma anche esperienze autogestite?

Questo permette di affrontare cose concrete e comprensibili ai più ed alzerà lo “scontro” contro chi nei fatti impedisce o vuole impedire queste istanze che in fondo non sono solo pratiche ma anche di buon senso, quindi contro chi detiene il potere, i governanti.

Questo cercheremo di fare in Lombardia per le regionali e questo auspichiamo avvenga a livello nazionale. A tale proposito il CND milanese è favorevole a ogni interlocuzione politica con forze, movimenti, aggregati, forme associative che nascono o operano anche con obiettivi elettorali; tale interlocuzione non è finalizzata alla creazione di un patto elettorale, ma a sviluppare i temi già citati. Così come dobbiamo prestare massima attenzione e interloquire con quella parte della società, sempre più numerosa, che oggi manifesta il proprio dissenso con l’astensionismo (vedi Sicilia), a significare una piena sfiducia con l’attuale casta politica e con le sue politiche.

Rimane ferma la piena autonomia di ogni organismo o singolo che partecipa attivamente ai lavori del comitato di condurre la politica che ritiene opportuna riguardo alle prossime elezioni.

Per dare le gambe alle linee generali esposte il CND MI si fa promotore del processo di consolidamento di alcune iniziative che pure aveva già adottato nel recente passato: seminari, convegni, assemblee aperte, ecc. combinate con gli strumenti che saranno via via ritenuti più consoni (campagne pubbliche, promozione di iniziative di disobbedienza civile organizzata, mobilitazioni per la riappropriazione di diritti ecc.).

Questo contributo nasce da uno specifico percorso di dibattito interno al CND milanese e ha due obiettivi:

1. Stimolare il CND nazionale a promuovere il radicamento territoriale dei CND locali e la formazione di nuovi CND dove ce ne sono già le condizioni (si tratta di riprendere con metodo i rapporti con quelle realtà che hanno partecipato all’inizio e che per vari motivi si sono arenate)

2. Stimolare il coinvolgimento delle tante e varie realtà territoriali affinchè a livello nazionale si sviluppi in modo organico il processo per la costruzione del soggetto politico di classe, con una visione tattica e strategica, di cui c’è bisogno. A questo proposito il documento si conclude con l’invito a ragionare sulla possibilità di posticipare la già convocata assemblea nazionale del 15 dicembre di un mese, e contemporaneamente favorire sul territorio nazionale il percorso di confronto, dibattito e sintesi sviluppato dal CND milanese. Senza presunzione riteniamo che l’organizzazione, il legame e il radicamento sul territorio, l’elaborazione delle prospettive per fare fronte agli effetti della crisi siano l’aspetto principale su cui misurarsi.

Riteniamo, di conseguenza, che la riunione del 27/11 si debba esprima su queste due proposte.

In conclusione, si sollecita il CND a prendere posizione e schierarsi sistematicamente al fianco dei giovani e del lavoratori che vengono repressi. Dobbiamo, ad esempio, condannare chiaramente l’operato della polizia nella giornata del 14 novembre, contrastando quanto espresso a favore di quest’ultima da parte della Cgil in un vergognoso comunicato che condanna gli studenti per gli scontri avvenuti e si differenzia dalle critiche più severe manifestate dai sindacati europei nei confronti delle polizie degli altri Stati d’Europa.

Agli studenti dobbiamo garantire solidarietà, sostegno morale, legale e appoggio concreto, anche con la nostra presenza fisica, nelle manifestazioni che ci saranno in futuro.

Milano, 26 novembre 2012