Il film-documentario andato in onda venerdì 16 marzo su RAI3, in occasione del 40° anniversario della strage di via Fani e del rapimento di Aldo Moro, a cura di Ezio Mauro, ha aiutato a comprendere ,specie per i giovani nati dopo quei fatti,i motivi per cui uno dei massimi dirigenti della DC fu prima rapito e poi ucciso?

Il filmato ripercorre gli avvenimenti presentando vari aspetti sullo stesso piano per cui ,da un lato è apparso come un servizio obiettivo,in realtà non volendo evidenziare quegli aspetti che nel corso dei 40 anni che ci separano da allora sono poi venuti a galla e divenuti poi materia di vari libri sull’argomento,rende un pessimo servizio alla ricerca della verità e risulta una non troppo astuta mistificazione .

Uno di questi aspetti che il filmato tocca ma non approfondisce è quello per cui in poche decine di secondi,su due automobili diverse,gli attentatori riuscirono ad uccidere i cinque componenti della scorta senza che questi riuscissero a rispondere al fuoco e senza che Moro che pure era in una di quelle auto venisse a sua volta ferito e così nessun passante in quel momento. Una operazione da professionisti esperti di queste azioni che solo agenti di servizi segreti o della criminalità organizzata,a detta degli esperti,potevano portare a termine.

Se solo si fosse voluto approfondire questo aspetto,si sarebbe dovuto aggiungere che dalle varie testimonianze raccolte e riportate in diversi scritti,il numero dei cosiddetti brigatisti presenti sul luogo dell’attentato è sempre risultato superiore a quello dichiarato dalle Brigate Rosse. Chi c’era allora in via Fani oltre ai brigatisti? E perché il film non ne ha parlato? E perché viene intervistata a lungo la Faranda che in tutta la vicenda ebbe un ruolo marginale?

E ancora, perché non viene citato il fatto che il Moretti,risultato il vero capo della cosiddetta colonna romana, fu l’unico dei brigatisti a non presentarsi all’appuntamento nel 1974 che portò all’arresto da parte del generale Dalla Chiesa dei fondatori delle BR?

Oltre a questi restano oscuri molti altri aspetti della vicenda ,dal mancato coordinamento tra magistratura,ministero degli interni e forze di polizia,alla mancata perquisizione di un appartamento risultato poi una base delle BR con la risibile motivazione che il campanello non funzionava e altri ancora,che stanno a dimostrare come la situazione politica italiana fosse allora incerta e confusa e come ci fossero ordini contrastanti sulla conduzione delle indagini.

Erano gli anni in cui il boom economico era del tutto terminato,molte fabbriche ricorrevano massicciamente alla cassa integrazione e l’Università non dava più una prospettiva di impiego agli studenti ma solo di parcheggio. Erano gli anni in cui,invece di condurre una lotta contro la politica del padronato di scaricare la crisi sui lavoratori,i dirigenti del PCI e della CGIL,per accreditarsi come le uniche forze in grado di tenere sotto controllo le lotte e andare al governo,imponevano con autoritarismo su operai e studenti la cosiddetta politica dell’austerità. Erano gli anni in cui alcune frange politiche,invece di contribuire ad una lotta di massa contro la politica reazionaria della grande borghesia,si buttavano nel terrorismo favorendo così la reazione e la distruzione del movimento di massa. Erano gli anni in cui ,cosa completamente oscurata nel film,le due superpotenze USA e URSS erano arrivate ai ferri corti sia nella contesa in varie parti del mondo ma soprattutto per quanto riguardava l’influenza sull’Europa. Il dispiegamento dei missili SSS20 a lunga gittata da parte dell’URSS cui poi seguì quello dei Persing da parte della NATO era la dimostrazione di questo scontro che si rifletteva in modo particolare in Italia essendovi da un lato un partito filoamericano, la DC e dall’altro un partito filosovietico,il PCI.

E’ in questo quadro che si colloca la vicenda di via Fani,cosa che si è ben guardato di fare il film di Mauro,ma se non si colloca in questo quadro resta inspiegabile quanto successo.

E’ stato detto che l’obiettivo delle BR era togliere di mezzo l’uomo che voleva portare il PCI nella maggioranza e quindi impedire la formazione di un governo che avesse l’appoggio di quel partito.

Logica avrebbe voluto quindi che,non essendo presente per forza di cose l’uomo che in teoria voleva far entrare il PCI nell’area di governo,gli altri dirigenti della DC e di altri partiti contrari avrebbero avuto più modo di impedire la formazione di questo tipo di governo.

E invece il governo Andreotti ottenne la fiducia in parlamento poche ore dopo il rapimento del presidente della DC proprio con l’appoggio determinante dei  voti del PCI .Dunque?Dunque evidentemente i motivi del suo rapimento ,della strage dei 5 agenti,della sua uccisione erano altri. Ed i motivi non possono che essere cercati risalendo alle posizioni ed alle iniziative politiche di Aldo Moro e che rientravano in un suo disegno politico di relativa autonomia dalla egemonia delle due superpotenze ,ad esempio nella ricerca di rapporti con i paesi produttori di petrolio con un nuovo ruolo dell’Italia .Moro era diventato un personaggio scomodo.Questo spiega perchè non fu condotta nessuna trattativa reale per liberarlo.

Nel corso della trasmissione due dirigenti di allora di quello che era il PCI, Giorgio Napolitano ed Emanuele Macaluso, sostengono che non era assolutamente possibile fare nessuno scambio o arrivare a nessun compromesso con individui o gruppi, le BR, che si erano macchiati di crimini efferati, da ultimo cinque servitori dello stato che svolgevano compiti di scorta al dirigente democristiano.

E’ davvero singolare che due dirigenti che si dicevano comunisti non abbiano sentito parlare della necessità per uno stato,per una comunità democratica,per le persone oneste,per gli stessi comunisti,in certe circostanze fare compromessi per salvare delle vite umane .La posizione della cosiddetta fermezza,del rifiuto di una trattativa, affermata dall’allora segretario del PCI,Berlinguer,significava in concreto abbandonare Moro al suo destino.Ha dichiarato a suo tempo la vedova di Moro che capì,dopo un incontro con Berlinguer ,che per suo marito non c’era più niente da fare.

Oltre a Napolitano e Mancuso, secondo poi le dichiarazioni di Zaccagnini, Cossiga, Andreotti e altri dirigenti della DC ,questo scambio non si poteva fare perché in questo modo si mostrava un trattamento di favore verso una personalità di primo piano del mondo politico e questo sarebbe stato un motivo di scandalo per i familiari degli agenti uccisi in via Fani; e prima di allora anche per magistrati, giornalisti, dirigenti di azienda, professori universitari.

Anche il quotidiano La Repubblica, di cui Mauro è stato direttore, era uno dei massimi sostenitori della non trattativa con i terroristi,e il filmato,che fra l’altro cita quasi sempre soltanto gli articoli di Repubblica di quei 55 giorni di prigionia di Moro ,ripropone in definitiva quelle posizioni e quelle versioni dei fatti .In realtà all’epoca ci furono anche voci di denuncia sulle manovre internazionali dietro il rapimento Moro che vennero però osteggiate in vario modo e passate sotto silenzio.

La risposta del figlio di Moro anch’egli intervistato nel corso del filmato sulla “etica” della trattativa con i terroristi,è stata a questo proposito fulminante ,la riassumiamo: pretendere che venga mantenuto per un sopravvissuto lo stesso principio per quelli uccisi per loro rispetto è perlomeno patologico e inoltre è tipico di chi non vuol prendere una certa decisione chiamare in causa principi astratti,in modo che questo nasconda la reale decisione.

E la reale decisione fu che,per interessi da diverse parti,era bene lasciare Moro nelle mani dei carcerieri e far credere che fossero le Brigate Rosse gli unici colpevoli.

La risposta finale sempre del figlio di Moro alla domanda se,a questo punto,visto che i brigatisti sono stati condannati,che quel periodo storico si è chiuso,si trattasse di scegliere tra verità (ancora da cercare) e giustizia,secondo il Mauro evidentemente fatta,è stata ancora più fulminante quando ha detto che la verità è la migliore giustizia possibile.

Il film presentato su un canale pubblico ,RAI 3, chi l’ ha commissionato e chi lo ha messo in rete, hanno reso perciò un pessimo servizio ai cittadini italiani che non rende giustizia né ad Aldo Moro,nè agli agenti della scorta,nè alla conoscenza della storia del nostro paese.

R.B.,R.I.