Al funerale del compagno Osvaldo Pesce tenutosi sabato scorso, dopo il saluto a nome del Partito Comunista unificato d’Italia portato dal compagno Iglis Restani è seguito il saluto a nome del Coordinamento Milanese di Solidarietà Dalla parte dei Lavoratori portato dal compagno Carlo Parascandolo , quello del compagno Michael Kidanemariam , quello del lavoratore bancario del Sindacato UNISIN BNL Marco Villani e altri che ancora non ci sono pervenuti.

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Intervengo a nome del Coordinamento Milanese di Solidarietà DALLA PARTE DEI LAVORATORI di cui Osvaldo Pesce, in tutti questi ultimi anni, è stato uno dei protagonisti. Osvaldo a molti di noi lavoratori ha dato degli orientamenti, ha dato degli insegnamenti per affrontare i problemi della quotidianità ma anche in una visione strategica di miglioramento della realtà sociale nella lotta di quelle che sono le classi nel nostro Paese. Osvaldo Pesce ha speso la sua vita dalla parte dei lavoratori

Osvaldo è un uomo che ha attraversato sostanzialmente due secoli (il XX e il XXI secolo). Nato nel 1938 è morto nel giorno del suo 83° compleanno, e come uomo anche degli anni 2000, si è proiettato verso il futuro, verso la comprensione di quello che succedeva, nelle trasformazioni economiche e sociali non solo nella realtà del nostro Paese, nella realtà del lavoro ma anche quello che stava succedendo a livello planetario.

E’ un uomo che ha affrontato e approfondito con metodo, lui aveva un metodo marxista, lui era un marxista e un leninista. Era legato alla realtà, ai cambiamenti, alla comprensione di questi per dare un orientamento politico in una direzione che è quella di lavorare per una società di uomini e donne uguali, di costruire una società di questo tipo.

E’ una lotta che – come lui ha sempre detto – “non è solo una lotta della mia generazione”, o della generazione di chi è qui oggi presente, ma è una lotta che continuerà attraverso dei processi che la realtà presenterà e che saranno legati alla capacità di orientare i lavoratori e di comprendere i cambiamenti.

Noi siamo lavoratori, anche se io sono ormai in pensione, sono un ferroviere non più attivo, sono tra l’altro figlio di un comandante partigiano che – pur essendo napoletano – ha partecipato alla liberazione di Milano ponendo quindi anche con la sua lotta le basi per una società migliore.

Osvaldo ci aiutato a comprendere che però il nemico di classe, avversario, il padrone o come si dice oggi il capitale finanziario globalizzato – che ormai agisce su tutto lo scacchiere planetario – interviene per togliere i diritti che, in più di un secolo e mezzo quasi due secoli , il movimento operaio, noi lavoratori e lavoratrici, noi masse popolari, noi cittadini/e, attraverso le nostre lotte abbiamo cercato di conquistare anche per migliorare le nostre condizioni materiali in questa società, ma soprattutto per avere una prospettiva futura in cui queste condizioni permettano a tutti e tutte, uomini e donne, di non essere discriminati/e, di non essere oppressi/e, di non essere sfruttati/e.

Osvaldo Pesce non è mai stato un uomo nostalgico del passato ma un uomo che ha cercato di comprendere i grandi cambiamenti in corso per dare il proprio contributo politico teorico organizzativo ma anche pratico.

Noi come lavoratori (io conoscevo Osvaldo da 50 anni), come ferrovieri, abbiamo fatto molte riunioni con lui e ha cercato di darci sempre delle soluzioni pratiche che tenessero conto della realtà e dei rapporti di forza in quel momento ma senza perdere la prospettiva verso cui muoversi.

Quindi dai problemi più piccoli a quelli strategici, è sempre stato anche uomo pratico e molto concreto.La nostra classe, la classe operaia, noi lavoratori e lavoratrici gli dobbiamo molto.

La lotta tra le classi prosegue anche nelle nuove condizioni e in questo momento noi lavoratori non stiamo vincendo. Ma non ci arrendiamo proprio grazie anche alla capacità di comprendere che lui ci ha trasmesso,comprendere le trasformazioni, comprendere quali sono i rapporti reali che esistono nella società.

Osvaldo ha difeso i principi ma ha sempre posto il problema delle alleanze in un’Italia, in un’Europa, in un mondo con una visione nell’interesse dell’Umanità intera e che quindi con questa visione va trasformato radicalmente.

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Cari amici e compagni,

oggi, con immenso dolore e tanta tristezza ci troviamo qui a dare il nostro ultimo saluto al caro amico e compagno Osvaldo Pesce.

Caro Osvaldo, tutte le parole del mondo non potrebbero colmare il vuoto che ci lasci, ma ci teniamo a farti sapere che ti siamo molto vicini e che ti vogliamo bene, come abbiamo sempre voluto a te e ai tuoi cari.

Mancherà a tutti coloro che lo hanno conosciuto come uomo di grande intelligenza, un politico che ha sempre agito con lealtà e schiettezza e quindi sono orgoglioso di essere tra quelli che lo hanno potuto conoscerlo.

Il carattere aperto ed il cuore generoso sono i tratti più importanti che ricordiamo dell’amico Osvaldo.

Come uomo politico, Osvaldo fin dagli anni ’70, ha seguito con un’attenzione incisiva la lotta dei popoli dell’Africa, Asia e America Latina. Ha sostenuto la lotta di liberazione del popolo Eritreo. Ricordo molto bene, quando ci siamo conosciuti per la prima volta durante un convegno a Bologna nel 1974.

I suoi preziosi consigli e le sue osservazioni pertinenti, sono state sempre un grande aiuto per tanti di noi.

Ci mancheranno il suo calore umano e la sua conoscenza impareggiabile degli eventi internazionali in relazione all’attuale difficile realtà politica in cui ci troviamo a vivere.

Desidero esprimere, a nome di tanti amici eritrei che lo hanno conosciuto, il cordoglio più profondo e la vicinanza ai familiari, agli amici e a tutti i compagni, a quanti con lui hanno condiviso importanti momenti di lotta in difesa dei diritti dei lavoratori, delle lavoratrici e dei popoli oppressi.

Ciao, Osvaldo, ci mancherai!

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Osvaldo sapeva discutere, ovvero parlare e ascoltare. Molti sanno parlare ma non sanno ascoltare, altri ascoltano ma per diversi motivi non riescono ad esprimersi a parlare. Osvaldo era un grande comunicatore, sapeva discutere. Guardava con disappunto quando la discussione diveniva formale, fatta in difesa di posizioni, aprioristica, lontana dalla sostanza. Osvaldo era una persona pacata, non aveva bisogno di alzare la voce, essendo forte nelle sue convinzioni e rivolto sempre al futuro. La memoria , l’importanza della memoria non come sterile ricordare fine a se stesso, non come esercizio di nostalgia. Osvaldo ci lascia la responsabilità di tramandare invece la memoria, in particolare per i giovani, come ” arma” per cambiare lo stato delle cose attuali, come mezzo per fare le corrette scelte per il futuro. In questo senso Osvaldo era un campione.