FIAT-CHRYSLER O CHRYSLER-FIAT  ?

I piani di Marchionne e gli interessi del paese : due cose diverse

   di Pasquale Felice

Le ultime dichiarazioni di Marchionne sulla possibilità di fusione dei due gruppi e di portare la sede negli USA non sorprendono. L’industria automobilistica è tuttora , pur essendo un cosiddetto settore maturo ,la più importante del mondo per fatturato e per tutte le industrie ad essa collegate.La competizione mondiale è sempre più accesa . In questa competizione gli USA vogliono recuperare il terreno perduto :La globalizzazione che hanno imposto al mondo mostra crepe vistose che hanno costretto il governo Obama ad intervenire con ingenti finanziamenti per salvare le tre grandi industrie automobilistiche americane , General Motors , Ford e Chrysler . L’intento è quello di utilizzare il possesso dei brevetti per riportare ai primi posti le 3 Big e penetrare in quello che sta diventando il primo mercato per l’auto , la Cina e prima che questa possa sviluppare una propria industria autonoma .Marchionne è l’uomo incaricato da Obama di risollevare le sorti di una industria ormai fallita , la Crysler , da una parte, dall’altra di risollevare le sorti della FIAT per conto degli Agnelli . A Marchionne occorre riconoscere che è riuscito , dopo il mancato tentativo di rilevare la Opel in Germania , all’interno della globalizzazione , a portare a termine una fusione di una certa importanza . La miopia dei governanti europei , a partire da quelli del paese più forte , la Germania , e l’assenza di una visione politica nella Unione europea non hanno al contrario favorito un processo di alleanze tra le maggiori industrie automobilistiche europee che le avrebbe sicuramente rafforzate sul piano globale . Cosa sarà della FIAT ?

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Per affrontare la competizione mondiale la FIAT , negli ultimi anni , anche se mantiene il primato sui motori piccoli , ha investito poco sulle innovazioni ,sulle nuove tecnologie , nuove linee di prodotto ed ha soltanto favorito le delocalizzazioni produttive . La FIAT ha resistito semplicemente perchè prima ha agito in un mercato protetto motorizzando l’Italia con vetture di fascia medio-bassa e poi orientandosi su prodotti che andavano bene soltanto per paesi di prima motorizzazione .Grazie a forze politiche conniventi ha poi inglobato altre case automobilistiche italiane , come la Lancia e l’Alfa Romeo , facendone perdere in buona parte i connotati originari di eleganza e di linea sportiva. Occorre ricordare anche che per tutto un periodo recente la famiglia Agnelli scelse le operazioni finanziarie così come aveva già fatto in anni lontani . Se ci è consentita una citazione storica , 90 anni fa esatti , un pensatore legato al movimento operaio, Gramsci , scriveva a Torino , dopo la sconfitta in una gara automobilistica a Brescia vinta dai francesi : “L’attività del comm. Agnelli , in altri tempi rivolta a migliorare il funzionamento dell’azienda industriale , è rimasta quasi completamente assorbita dalle manovre dei gruppi di banchieri , che si assaltavano a vicenda , dalla necessità di parare i colpi minacciosi dei nemici .”Oggi il paese , i lavoratori , si trovano a dover pagare i danni delle scelte recenti di FIAT e della politica industriale sbagliata degli ultimi governi. Dopo l’arrivo di Marchionne nel 2004 , la crisidell’azienda non si è affatto risolta :Gli utili nel bilancio 2010 sono i più bassi tra i primi 20 gruppi automobilistici mondiali e , dato che il 56% delle vendite è in Europa , considerando la mancanza di modelli nuovi e della crisi del mercato europeo , le previsioni non sono buone . Il pericolo di un trasferimento della testa a Detroit è reale . Dove stanno infatti i margini maggiori di profitto nonché le condizioni migliori per negoziare prestiti statali , negli USA o in Italia ? Così ragiona il manager Marchionne e non c’è assolutamente niente da stupirsi . E il nostro governo ?

Nella vicenda FIAT il governo non è affatto intervenuto .Eppure avrebbe potuto agire con pieni diritti , sia per motivi politici che sociali , considerando i costi che graveranno sulle casse pubbliche

per il pagamento della cassa integrazione guadagni e degli oneri previdenziali per i lavoratori sospesi dall’attività produttiva .Ma la cosa apparentemente strana è stata la mancata richiesta da parte del governo italiano di una informazione seria sul piano Italia e quindi sugli investimenti quando sull’altra sponda dell’ Atlantico Marchionne è andato assieme al presidente degli USA ad illustrare i suoi progetti . Questo ci porta a pensare che da parte del governo vi sia stato un assenso fin dall’inizio al piano di Obama e di Marchionne .Non è accettabile in alcun modo che l’attuale governo , per avere un appoggio sul piano internazionale dal governo americano , non abbia posto fin dall’inizio delle condizioni precise per garantire l’italianità di un gruppo , la FIAT , che tuttora rappresenta il 10% del prodotto interno . Quanto ha ventilato Marchionne significherebbe di fatto cedere progressivamente agli USA la nostra industria automobilistica . Soltanto dopo le sue recenti dichiarazioni è stato programmato l’incontro previsto a fine settimana tra Berlusconi e alcuni ministri con l’amministratore delegato della FIAT.

Se poi guardiamo ai sindacati italiani ed ai partiti di “ opposizione “ una parte si è limitata a non disturbare il manovratore e a non contrastare l’impostazione padronale di Marchionne .Un’altra parte

ha condotto e conduce una opposizione che è debole perchè manca di una proposta alternativa .I partiti della cosiddetta opposizione mentre dedicavano tutto il loro tempo nella lotta giudiziaria contro il capo del governo , non si sono accorti che intanto il buon Marchionne faceva i suoi affari e preparava l’ accordo capestro per i lavoratori . Quanto appena detto , che la cosiddetta opposizione abbia solo in mente di fare la scarpe a Berlusconi , è testimoniato dal fatto che il PD non ha uno straccio di proposta sulla FIAT.

E una proposta è necessaria , per tutelare gli interessi del paese , dei lavoratori e per rispondere al ricatto che anche le ipotesi di trasferimento della direzione negli USA nascondono , ovvero quello di fare una ulteriore pressione sulla politica e sui sindacati tutta a scapito delle condizioni dei lavoratori .Il referendum a Mirafiori ha visto infatti una forte opposizione alla linea autoritaria di Marchionne . Questa proposta , oltre a quanto già espresso in precedenti articoli , deve avere :

1. La ricerca e l’innovazione , così come del resto avviene in tutte le multinazionali dell’auto europee , deve restare assolutamente nel paese di origine . E’ inevitabile altrimenti che le conoscenze tecniche , che sono quelle determinanti per una industria, si spostino oltreoceano.
2. Così come il governo USA detiene il 9% delle azioni nelle attuali società formate da FIAT e Chrysler ,oltre al 51% detenuto dai sindacati americani , anche il governo italiano deve avere una quota paritaria di azioni a garanzia degli investimenti e dei mantenimenti sia dei livelli occupazionali che delle risorse intellettuali in Italia . Oltre a ciò il governo , in considerazione della cessione dell’Alfa Romeo , che era pubblica , a condizioni più che vantaggiose fatta nel 1986 alla FIAT , è tenuto ad ottenere che il marchio AlfaRomeo resti fuori dalla eventuale fusione tra le due società. .E’ evidente che occorre una spinta dei lavoratori per ottenere questo .Bisognerà quindi seguire con attenzione quanto uscirà dall’incontro dell’amministratore delegato con il governo e dall’audizione che dovrebbe tenere in parlamento.
3. Bisogna puntare alla gamba europea dell’automobile in modo che dall’unione tra le industrie automobilistiche francesi , italiane e tedesche , esca una vettura a basso consumo , sfruttando ad esempio i vari progetti sull’auto elettrica che porterebbe l’Europa all’avanguardia e consentirebbe tra l’altro di dare una prospettiva in casa nostra agli stabilimenti di Termini Imerese. Su questo obiettivo occorre una unione più vasta tra i lavoratori dell’auto europei , compresi i paesi dell’est .