di Iglis Restani

La manovra economica di metà luglio, approvata in fretta e furia con il consenso dell’opposizione, era composta , al contrario di quanto promesso , per il 60% di entrate e solo del 40% di tagli alla spesa. L’aumento del bollo sui depositi di titoli in mano a molte famiglie italiane, la conferma delle accise sulla benzina tra cui quella per l’intervento militare in Libia, il taglio delle agevolazioni fiscali previsto che sicuramente comprenderanno le deduzioni sul 730, la reintroduzione del ticket sulle visite specialistiche, il prolungamento di età per la pensione per le donne senza un parallelo potenziamento della scuola per l’infanzia ,sono alcune delle misure per fare cassa che vanno a colpire i lavoratori.Se poi si considera che i tagli agli enti locali, previsti per il 2013-2014 erano di 6,4 miliardi e che, come già successo , questi aumenteranno l’IRPEF , si può ben vedere che si tratta di una manovra che aumenta le tasse.. Per di più , se si eccettua il taglio ai ministeri di 5 miliardi previsto per il 1 gennaio dell’anno prossimo , il cosiddetto taglio della politica si riduceva a ben poca cosa visto che l’adeguamento degli stipendi dei parlamentari alla media dei 6 principali paesi europei era rinviato, come altri punti della manovra, al 2014 , anno previsto per la parità di bilancio.Come si sa, dopo pochi giorni, la speculazione finanziaria gestita dai grandi fondi di investimento internazionali, ha spinto la banca centrale europea a chiedere al governo l’anticipo della parità di bilancio al 2013, anno in teoria delle prossime elezioni politiche .

Ma anche in questa seconda manovra, che approda in questi giorni in parlamento , vi sono nuovi tagli agli enti locali e il cosiddetto contributo di solidarietà non è che un ulteriore aumento dell’IRPEF per i redditi oltre i 90000 e 150000 euro lordi all’anno mentre non si tassano i grandi patrimoni e l’evasione fiscale continua bellamente visto che soltanto 60.000 cittadini italiani dichiarano più di 300.000 euro l’anno ma le automobili di gran lusso vendute ogni anno sono più di 230.000 .E poi, aumenteranno i tagli alla politica con la soppressione di alcune province e l’accorpamento dei piccoli comuni ?

E perchè non si è dato l’esempio partendo dall’alto impegnando il governo ed il presidente della Repubblica a una diminuzione secca dei parlamentari e delle spese del Parlamento ?

Il debito pubblico in Italia

Il parlamento italiano, Camera più Senato, ha speso nel2009 1 miliardo e 581 milioni di euro contro gli 875 milioni della Francia e i 627 del regno unito inglese. I parlamentari italiani ,oltre ad avere veri e propri privilegi, che risalgono molto indietro nel tempo , come spendere una inezia nei ristoranti ministeriali , ricevono dopo un mandato parlamentare vitalizi di pensione che , calcolato in base ad una attesa media di vita di 78 anni , il 533% di quanto effettivamente versato. E la cosa non si ferma al Parlamento, ma nelle varie regioni si hanno, chi più chi meno , privilegi del genere che sono una vera e propria offesa alle condizioni di vita dei cittadini italiani.

Quindi il governo Berlusconi non ha fatto niente di più e niente di meno dei governi Amato o Prodi e cioè utilizzare la tassazione alla fonte del lavoro dipendente per avere entrate sicure senza ovviamente andare a colpire la grande borghesia.

Ci è stato detto che le manovre erano necessarie per mettere sotto controllo il debito pubblico su richiesta della BCE. Ma come si è formato il nostro debito pubblico e come può essere veramente superato e , in definitiva, è proprio quello il vero problema che ha il nostro paese o il debito pubblico ne deriva da altri problemi?

Occorre dire che un certo livello di debito pubblico può essere utile allo sviluppo economico.

Prendiamo ad esempio gli anni che vanno dalla fine della seconda guerra mondiale ai primi anni 70 che sono gli anni del boom economico e dello sviluppo industriale dell’Italia. In tutti quegli anni il debito pubblico , vedi il grafico riportato, oscillava tra il 50 e il 60 del prodotto interno lordo ed è in quegli anni che il debito è costituito soprattutto dalle infrastrutture necessarie al paese. Si prenda ad esempio l’autostrada del sole che all’inizio collegava Milano a Napoli, cominciata nel 1956 e terminata nel 1964, e che la cui costruzione oggi molto probabilmente verrebbe contestata .Prima di allora, per andare da Milano a Napoli occorrevano 2 giorni di viaggio.La sua costruzione fu un beneficio per gli scambi interni e contribuì ad abbassare i prezzi al consumo delle merci . Il meccanismo di sviluppo di quel periodo, per semplificare, era quello di un alto sfruttamento del lavoro con bassi salari con in cambio da parte dello stato il sistema pensionistico e l’assistenza sanitaria, la pensione sociale e la cassa integrazione straordinaria sono del 1968.Poi negli anni 70, con l’introduzione dell’IRPEF e della scala mobile , abolita nel 1992 , erano gli anni del centro-sinistra e poi dell’aumento del potere anche locale del PCI e dei sindacati CGIL-CISL-UIL , il sistema si istituzionalizza. Nel frattempo però ci sono la prima crisi del petrolio, l’aumento del prezzo delle materie prime, la necessità di ristrutturare le aziende. L’enorme plusvalore sottratto ai lavoratori nel ventennio precedente non fu destinato a cambiare e rinnovare l’apparato produttivo. L’accordo tra le grandi aziende statali e quelle private fu quello di mantenere lo status quo scaricando sullo stato il costo delle ristrutturazioni, della cassa integrazione, dei prepensionamenti. Non fu reinvestito il capitale accumulato per aprire industrie in nuovi settori e anzi alcune aziende come la FIAT o la Montedison tentarono operazioni finanziarie. Oggi in pratica la grande chimica italiana non esiste più e cosa è la FIAT è sotto agli occhi di tutti.

La contrazione della base produttiva specie della grande industria e l’abbassamento costante del livello di specializzazione dei lavoratori e dell’occupazione stabile non compensata dall’aumento dei lavoratori autonomi e il rigonfiamento di posti di lavoro improduttivi collegati ai bisogni dei partiti e dei sindacati nonché l’utilizzo a babbo morto della cassa integrazione e delle pensioni baby sono all’origine dell’attuale debito pubblico . Che non è un debito pubblico positivo, legato allo sviluppo economico, ma del tutto negativo , legato solo alla spesa corrente , parassitario. Noi, oggi, continuiamo a pagare per mantenere un apparato pubblico tra i più alti in Europa in rapporto al numero degli abitanti,continuiamo a pagare sia pensioni d’oro che pensioni dopo 16 anni 6 mesi e 1 giorno di lavoro,gli stipendi degli alti dirigenti pubblici e privati sono troppo elevati, la regola dei 40 anni di contributi per la pensione d’anzianità continua a non a non valere per intere categorie, ad esempio la guardia di finanza, la sanità di intere regioni è completamente fuori controllo. Soprattutto , l’apparato pubblico è composto di numerosi livelli amministrativi che si sovrappongono, che rendono lunghissimi i tempi di una semplice pratica e che quindi hanno un costo economico e sociale molto elevato .

La manovra, le manovre economiche di cui stiamo parlando sono in grado di dare una svolta al paese e una risposta vera alla crisi che da finanziaria è diventata economica ?

Può essere questa , la strada dell’aumento delle tasse per arrivare alla parità di bilancio, la strada non solo per l’Italia ma per gli altri paesi dell’Unione Europea Francia e Germania compresi, per controbattere il tentativo dei grandi fondi e delle grandi banche americane cui si vanno aggiungendo fondi asiatici di scaricare la crisi finanziaria sull’Europa che mette in difficoltà l’euro?

Perchè le industrie europee preferiscono tenere in banca 719 miliardi di euro invece di investirli (Il Sole-24 ore del 20 agosto )?

E non c’è forse per il nostro paese il rischio di essere costretti come nel 1992 a svendere altri pezzi pregiati della nostra industria e delle nostre banche ?

In alcuni settori come la meccanica e i robot siamo ancora all’avanguardia, ma se non rinforza il sistema , non si accorpano le aziende, non si investe massicciamente per migliorare la tecnologia anche questi settori possono fare la fine di Parmalat nel farwest che esiste in Europa sui piani industriali e dove la BCE è l’unica autorità che conta .

Nei grandi momenti di crisi occorre saper andare controcorrente cosa che ha dimostrato di non saper fare questo governo, sia in politica internazionale, vedi guerra in Libia, sia riguardo alla crisi economica allineandosi di fatto alle decisioni della banca centrale.

Andare controcorrente significa varare subito una legge a difesa delle industrie strategiche, favorire l’accorpamento delle aziende di uno stesso settore , utilizzare il risparmio pubblico con l’emissione di obbligazioni indirizzate agli investimenti nella produzione che sono il vero contributo di solidarietà da chiedere ai cittadini , investire nella scuola per sfornare una nuova leva di tecnici preparati che manca completamente al paese, far comprendere al paese che nuove infrastrutture sono necessarie. Andare controcorrente significa, per dare respiro ai lavoratori ed alle attività produttive , ribaltare completamente il rapporto di tassazione e cioè portare la tassazione sulle attività finanziarie e sulle rendite al 40 % e ridurre quello sul lavoro al 20 %.