Perchè il governo è in crisi?

E’ cominciato il conteggio alla rovescia per il governo Berlusconi? Tutto fa pensare di sì eppure, da più parti, si continua a dire che non si ricorda nei tempi passati un altro governo con la maggioranza che questo ha avuto dalle elezioni del 2008 .

Perchè allora il governo è in crisi ? Se si guarda ai numeri , con la scissione dal PDL del gruppo di Fini, Futuro e Libertà , se i deputati ed i senatori di questo gruppo non votano più a favore del governo , questo perde la maggioranza alla Camera ed è in bilico al Senato. A questo punto è normale chiedersi :ma perchè adesso il gruppo di Fini è contrario al PDL e su cosa?

Nelle assemblee costitutive di Futuro e Libertà Fini ha indicato in particolare tre punti : federalismo ; politica estera , in particolare gli accordi con la Libia ; riforma della giustizia .C’è da dire che in precedenza , sia al momento della fondazione del PDL , con scioglimento di Forza Italia e AN ,sia negli anni successivi e sia nel dibattito interno al Popolo della Libertà, sempre che si possa parlare di dibattito , queste posizioni non erano mai emerse . Se a ciò si aggiunge la posizione del tutto defilata di Fini alle recenti elezioni regionali, il sospetto che l’ancora attuale presidente della Camera avesse già in mente da tempo lo strappo è inevitabile. L’uscita del suo gruppo dal popolo della libertà viene oggi utilizzata dai partiti di opposizione per chiedere le dimissioni del governo ma soprattutto per un cosiddetto governo “tecnico” o di “transizione”,governi per i quali , occorre dire ,nessuno aveva votato alle elezioni del 2008.

Cosa succederà dunque il 14 dicembre , il giorno del voto di fiducia al governo e dopo?

In un precedente articolo avevamo sostenuto che poiché il vero potere politico è nelle mani del grande capitale e specialmente quello finanziario , una eventuale caduta di Berlusconi verrebbe usata per sostituirlo con uomini che rappresentino queste forze come Draghi o Montezemolo o , per evitare rotture traumatiche con gli interessi espressi dai partiti di maggioranza , da Tremonti ,tutto in sostanziale continuità col passato .Del resto c’è un precedente che riguarda lo stesso Berlusconi .

Nel 1994 , dopo 6 mesi di governo ,Berlusconi dovette lasciare il posto a Lamberto Dini uomo della Banca d’Italia nonché suo ex ministro dell’economia.

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In realtà esiste da tempo un problema politico sulla formazione dei governi legato agli equilibri internazionali che ancora non è stato risolto Il nostro paese , nel dopoguerra , nel quadro della divisione in due dell’Europa , quella occidentale sotto la direzione degli USA e quella orientale dell’URSS ,era stato assegnato alla sfera di influenza americana :L’accordo era che i governi venivano affidati alla Democrazia Cristiana mentre all’altro grande partito , il Partito comunista italiano, veniva concesso uno spazio politico limitato.

Con il crollo del muro di Berlino e lo scioglimento dell’URSS , le amministrazioni americane ritennero che non occorreva più sostenere anche economicamente la Democrazia Cristiana ,il partito dei cattolici e quindi anche la Chiesa e che era meglio stoppare sul nascere la tendenza nel Partito socialista di cui era segretario Craxi ad una parziale autonomia dalla politica estera degli USA. La stagione dei processi ai partiti di governo per tangenti su appalti pubblici , passata alla storia con il nome di Tangentopoli , eliminò sia la DC che il PSI . A quel punto l’allora presidente Clinton pensò che i dirigenti dell’ex Partito Comunista Italiano , l’unico partito stranamente toccato solo di striscio da Tangentopoli , deboli poiché non avevano più alle spalle il gigante sovietico , fossero i più controllabili ed adatti alle loro scelte di politica estera . E infatti fu il governo del buon Massimo D’Alema ad aderire al bombardamento della Serbia nel 1999.

L’ingresso di Berlusconi in politica non era stato previsto e questo può spiegare perchè vi sia oltre all’ostilità di una parte della grande borghesia alla sua permanenza al governo anche un motivo legato alla politica internazionale .

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Noi dobbiamo però guardare alle cose dal punto di vista dei cittadini. Come dobbiamo comportarci in una situazione del genere ? A nostro avviso la bussola di riferimento è guardare ai problemi del paese . E il problema principale che abbiamo è quello di come riorganizzare l’economia e la società per uscire dalla crisi causata dalla finanza internazionale che continua a manovrare la globalizzazione ed aggravata dal trasferimento all’estero di parte importante delle nostre industrie . A distanza di anni possiamo ben verificare che la cosiddetta delocalizzazione non è stata un potenziamento dell’apparato industriale bensì un suo trasferimento specie in paesi dell’Est europeo alla ricerca di facili profitti .Questo ha impoverito il nostro paese e ridotto il potere d’acquisto delle famiglie italiane costrette a ridurre i consumi e ad avere grosse difficoltà ad esempio nei pagamenti dei mutui per la casa ,Per riorganizzare la nostra economia servono almeno 5 cose. Una politica di investimenti mirati nell’industria , nella formazione cioè scuola e Università , nella ricerca scientifica ,nell’agricoltura e nel turismo .Per fare investimenti occorrono capitali ed occorre l’intervento dello stato .Ma dato che l’Italia ha un elevato debito pubblico che deve essere rifinanziato ogni anno con i titoli di stato , il mercato finanziario è disposto ad acquistarli a condizione che non ci siano spese aggiuntive sul bilancio statale. Quindi Tremonti , l’uomo che contratta le condizioni con la Banca Centrale Europea , dice che non ci sono soldi . Un governo di interesse nazionale cosa dovrebbe fare su questo punto ? Porre apertamente la questione in sede europea , se necessario scontrarsi con Germania e Francia , i paesi non solo più forti ma che danno anche aiuti statali sotto varia formazione al le loro industrie e far passare la linea che gli aiuti necessari ai settori strategici in Europa devono essere esclusi dal conteggio sul debito pubblico.

Una politica di salvaguardia delle risorse nazionali ed in primo luogo dei grandi gruppi industriali rimasti in Italia , dalla Fiat all’ENI alla Finmeccanica alle Ferrovie dello stato . I gruppi dirigenti di questi gruppi , privati e pubblici , devono presentare in tempi stretti piani industriali a breve ma anche a lungo periodo che garantiscano almeno due condizioni : il mantenimento della tecnologia e dei brevetti in Italia , l’occupazione ed i diritti conseguiti dai lavoratori.Per fare un esempio .I dirigenti FIAT hanno fino ad adesso attaccato le condizioni ed i diritti dei lavoratori senza nemmeno presentare un piano organico ma lasciando ben intendere che se non gli si dà mano libera e profitti sicuri se ne vanno all’estero . La ricchezza patrimoniale ed industriale della Fiat si è costruita sulla base di quanto i lavoratori ed i tecnici nonché lo stato italiano , il contribuente , le ha dato .Questo è patrimonio nazionale,.non di Marchionne o di Elkan o dei sindacati americani .Se la Fiat , come sta già facendo , vuole espandersi all’estero , questo deve avvenire mantenendo nel nostro paese e non spostando all’estero gli attuali stabilimenti e garantendo anzi un aumento dell’occupazione interna proporzionale a quella estera . In caso contrario un governo di interesse nazionale deve intervenire d’autorità , bloccare il trasferimento della tecnologia e quantomeno farsi dare indietro l’ Alfa Romeo concessa a suo tempo generosamente dal sig. Prodi alla famiglia Agnelli

Una politica di istruzione e di formazione al lavoro .Oggi molti giovani non trovano lavoro o trovano lavori precari non solo perchè esiste una crisi economica ma anche perchè l’attuale sistema di istruzione non dà gli strumenti necessari per entrare in un mondo del lavoro che nel frattempo richiede conoscenze e competenze diverse rispetto a 10 o 20 anni fa .L’industria informatica ad esempio richiede personale che abbia una ottima conoscenza dell’inglese e se non trova all’interno questa conoscenza è molto facile che si diriga e che quindi delocalizzi in India dove può trovare giovani che parlano bene l’inglese e con salari più bassi e questo si è fra l’altro già verificato .Questo discorso vale per le scuole medie superiori nonché per le Università che ,così come sono organizzate oggi , non sono in grado di far fare il salto di qualità di cui abbiamo bisogno. La stessa riqualificazione al lavoro non deve essere rivolta soltanto ai lavoratori di aziende in crisi ma anche a tutti quei giovani precari , ad esempio nel pubblico impiego , che possono essere reimpiegati in settori dove c’è richiesta di personale , dall’artigianato al turismo alla difesa dei fiumi e del territorio messa in luce dai recenti fenomeni di alluvioni in varie regioni d’Italia .Un governo che guarda agli interessi nazionali deve essere in grado di varare un piano per l’immediato così come un piano a lunga scadenza che colleghi l’istruzione e la formazione ai settori di punta dell’economia del paese.

Una politica estera nuova. Basata su due direttrici. La prima sul riconoscimento in ogni sede che il mondo non è più né bipolare come ai tempi delle due superpotenze USA e URSS né in mano all’unica superpotenza rimasta dopo il crollo dell’URSS , gli USA , ma sempre più multipolare. Questo significa che i problemi e le crisi internazionali non possono più essere affrontati con i metodi coloniali del passato che non hanno risolto alcun problema ,ma invece soddisfando le esigenze delle varie aree mondiali .Il problema dell’Afghanistan ad esempio dove l’Italia ha uomini e mezzi ,continua ad essere affrontato con quei metodi e non invece favorendo una soluzione politica concordata con tutti i paesi dell’area ed eliminando la presenza militare della NATO. La seconda che nel mondo attuale una Germania da sola o una Francia o un’Italia possono anche conseguire singoli risultati ma non hanno il peso politico necessario per trattare e concordare da pari a pari con gli altri protagonisti della scena mondiale .Un vero governo nazionale oggi è quello che comprende che gli interessi nazionali possono essere meglio portati avanti all’interno di un progetto europeo , di un governo europeo .

Come detto all’inizio , i partiti di opposizione viaggiano tutti, chi più chi meno , sulla richiesta del “ governo di transizione “, ovvero un governo affidato ad una personalità che vada bene a Confindustria ed alle banche .Bersani ,leader del maggior partito di opposizione , chiede un governo a termine che cambi la legge elettorale ,che abbassi un po’ le tasse sul lavoro e che assuma un po’ di precari . A parte il fatto che all’epoca , quando tutto faceva pensare che il sistema politico italiano si sarebbe basato su un gruppo di centro-destra ed uno di centro-sinistra , i vari Bersani ,Casini ,Fini ed altri avevano accettato quella legge perchè faceva comodo anche a loro ,vi sembra , quella del PD ,una proposta politica sufficiente a risolvere i problemi del paese e dei lavoratori ? E non vi sembra che le varie forze politiche che hanno in vario modo modo espresso solidarietà alle manifestazioni studentesche di contestazione alla riforma Gelmini della Università non siano entrate per niente nei contenuti , non facciano proposte alternative , insomma , su una questione così importante per i giovani e per il futuro del paese , facciano una opposizione di comodo e priva di idee ? Una vera opposizione è quella che si basa sui contenuti e su proposte concrete ai problemi del paese , dei giovani , dei lavoratori .

Iglis Restani