Operai Fiat Pomigliano d'Arco

L’accordo di Pomigliano tra la FIAT, CGIL, CISL, UIL, FISMIC e UGL, con la FIOM-CGIL in forte dissenso sulle modalità di raggiungimento degli obiettivi di quell’accordo, e la contrarietà degli altri sindacati come la CUB e lo SLAI- COBAS, va respinto per tre buoni motivi.
Il primo è che il nuovo metodo di lavoro, il cosiddetto World Class Manifacturing, comporta un controllo asfissiante di ogni singolo movimento del lavoratore, una turnazione di 8 ore per tre turni per 6 giorni compreso il sabato più 120 ore di straordinario obbligatorio, una riduzione al minimo delle pause e lo spostamento all’ultima mezz’ora della mensa.
Con il ricatto del posto di lavoro si è firmato un accordo che comporterebbe un netto peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita mentre i salari sono tenuti bassi senza nessun miglioramento. Occorre notare che questo metodo, il WCM, è già stato sperimentato nella fabbrica di Tychy in Polonia. Sarebbe molto utile conoscere il punto di vista dei lavoratori polacchi e un confronto con i colleghi italiani per trovare una linea comune che faccia fronte al ricatto occupazionale che tocca i lavoratori di entrambi i Paesi, messi in reciproca concorrenza tra di loro.

Il secondo motivo riguarda la limitazione del diritto di sciopero, contenuto nelle clausole finali dell’accordo, e la modifica al contratto nazionale in merito al controllo dell’assenteismo.
Perché questi punti sono stati inseriti nell’accordo? Perché il signor Marchionne ed il signor Elkan sanno benissimo che con queste condizioni di lavoro prima o poi ci saranno le proteste dei lavoratori (come già successe a Melfi nel 2004?) e quindi si sono premuniti. Pertanto dire, come abbiamo letto su Repubblica del 2 luglio in un articolo dedicato all’assemblea dei delegati FIOM che “accettiamo la turnistica massacrante… purché si mantengano i diritti dei lavoratori” ci pare una notevole contraddizione.

Il terzo motivo riguarda il progetto industriale. Costruire la Panda al posto dei modelli Alfa Romeo significa puntare più sulla quantità che sulla qualità. Significa pensare di utilizzare in Italia le condizioni di lavoro dei Paesi asiatici, dove non c’è diritto di sciopero, quando nel frattempo anche in Corea del Sud o in Cina, in alcune multinazionali come la Honda, i lavoratori cominciano a ribellarsi.

Significa un impoverimento tecnologico per l’Italia.
Dove pensa di portare Marchionne la produzione dell’Alfa Romeo, negli USA?
Quindi la produzione della Panda non può avvenire chiudendo gli impianti che producono modelli di gamma più alta. La strada seguita dalla Germania, ad esempio, sta ad indicare che l’industria automobilistica che regge è quella che punta alle fasce medio-alte.
Il governo Berlusconi deve dire cosa intende fare. Sono stati stanziati infatti 120 milioni di euro al fondo della Campania per gli ammortizzatori sociali, leggasi cassa integrazione.
Nella sua storia la FIAT ha beneficiato spesso e beneficia tuttora della cassa integrazione.
E’ giunto però il momento in cui i lavoratori, oltre a difendere le condizioni di lavoro e già lo hanno fatto con il 40% di NO all’accordo nonostante il ricatto del posto di lavoro, pongano altre condizioni. Occorre chiedere che la FIAT, se vuole accedere all’utilizzo della cassa integrazione, presenti un altro progetto industriale che mantenga a Pomigliano, ma anche a Termini Imerese, la produzione di automobili ad alto contenuto tecnologico.
Se la Fiat non lo farà, il Governo e la Regione dovranno allora rilevare a prezzo simbolico gli impianti e creare una nuova società automobilistica.

A. A.