La crisi dell’industria automobilistica italiana è arrivata ormai ad un punto di svolta . Diminuiscono progressivamente le auto prodotte dalla società che ha assorbito la FIAT , Stellantis , diminuiscono gli addetti . 40 anni fa nella fabbrica simbolo dell’auto italiana , Mirafiori , si producevano 400.000 auto all’ anno , adesso quella stessa cifra viene prodotta dall’insieme degli stabilimenti , gli addetti in Italia che erano ancora più di 100.000 agli inizi del 2000 quando arrivò Marchionne oggi sono meno della metà e recentemente Stellantis e i sindacati confederali hanno raggiunto ulteriori accordi per oltre 1.500 nuovi licenziamenti a Melfi Pomigliano d’Arco e Termoli.

Un bilancio della storia della FIAT , un bilancio politico oltre che economico , si renderà necessario per l’importanza centrale che questa azienda ha avuto per il nostro paese , nel rispetto del lavoro di intere generazioni di lavoratori e delle loro famiglie . Un bilancio che metta in luce le responsabilità dei padroni della FIAT , del capitalismo italiano nel suo insieme nonchè dei partiti politici e dei sindacati , responsabilità che hanno permesso che una azienda che contendeva il primo posto in Europa alla Wolkswagen si sia oggi ridotta in queste condizioni.

Ma vogliamo qui mettere l’accento sugli ultimi sviluppi.

Il ministro Urso ha di recente chiesto all’amministratore delegato Tavares che garantisca la produzione di un milione di automobili all’anno cui si dovrebbero aggiungere altri 300.000 veicoli con un altro investitore straniero. In una recenta manifestazione sindacale a Torino per il rilancio di Mirafiori i rispettivi dirigenti di FIOM -FIM-UILM hanno sollecitato una trattativa tra governo e Stellantis per portare la produzione a Mirafiori a 200.000 auto e a un milione in tutta Italia . Da notare che anche l’Associazione Quadri che nel 1980 aveva organizzato la marcia dei 40.000 per chiudere gli scioperi contro la cassa integrazione e i licenziamenti di allora , questa volta, a conferma che la crisi investe pesantemente anche i cosiddetti colletti bianchi , ha partecipato alla manifestazione .

Tavares ha però il coltello per il manico. Non deve rendere conto al governo italiano perchè questo non è nell’azioniariato dell’azienda , a differenza di quello francese. Può contare sul costo della manodopera inferiore negli stabilimenti in Polonia , ha già delocalizzato in Marocco la produzione della Topolino elettrica e in Serbia la Panda elettrica. Il governo di conseguenza dovrebbe dare incentivi e i lavoratori dovrebbero accettare bassi salari e ulteriori tagli del personale . D’altra parte occorre chiedersi : l’ingresso di un produttore straniero , Urso ha parlato anche di grandi produttori cinesi , risolverebbe il vero problema che sta alla base e cioè che non c’è più un produttore italiano o a maggioranza italiano come è stato per decenni ?

Nella cosiddetta motor-valley in Emilia-Romagna esistono migliaia di piccole e medie aziende di componentisca con decine di migliaia di addetti . Perchè allora non mettere assieme quei capitali privati , aggiungervi capitale pubblico e azionariato dei lavoratori , richiedere l’apertura stabilita in sede europea di una grande fabbrica di batterie anche in Italia dopo quelle in Francia e Germania e aprire una nuova produzione automobilistica con direzione centrale nel nostro paese e con la partecipazione dello Stato italiano a garantirla ?

Un paese con la tradizione automobilistica come l’Italia ha diritto di avere un peso alla pari con gli altri paesi produttori storici europei e l’Unione europea è tenuta a garantire a tutti le stesse condizioni di accesso alle nuove tecnologie e agli investimenti in modo da rafforzare complessivamente l’industria automobilistica europea e renderla autonoma dai colossi americani e cinesi.

I lavoratori italiani , operai, tecnici, ingegneri, progettisti , che hanno prodotto automobili ammirate in tutto il mondo e che continuano a produrle, non possono accontentarsi delle vaghe promesse di una multinazionale come Stellantis che non considera l’Italia come un socio alla pari, ma hanno bisogno di una nuova fabbrica che guarda alll’Europa ma con la testa in Italia. In questo modo Mirafiori , che andrebbe rilevata e restituita ai lavoratori italiani sulla base dei generosi aiuti concessi negli anni alla famiglia Agnelli- Elkann , avrebbe un sicuro rilancio .

Non lo avrebbe invece con gli accordi a perdere firmati da CGIL-CISL-UIL che , ammantati da belle parole come nella vicenda della Gkn di Firenze o della ex Irisbus di Flumeri ( Avellino ) , hanno  fatto passare finora nella sostanza i piani di Stellantis.

la redazione.