Negli ultimi mesi in varie città italiane ci sono stati scioperi ed agitazioni nel settore dei trasporti,in particolare nei trasporti locali,agitazioni che continuano e che,assieme ad altri movimenti che si sviluppano nel paese,testimoniano della crisi che colpisce il paese , i lavoratori,i giovani e dello svilupparsi della protesta sociale nei confronti di un governo e di un sistema di partiti che sa solo aumentare le tasse.

Nel frattempo si sono svolti due eventi che non hanno avuto molto risalto in Italia,né sulla stampa né alla radio o televisione, eppure gli argomenti sono molto popolari nel nostro Paese, popolari nel senso che tutti i giorni con grande risalto, con alti e bassi, riempiono le pagine dei giornali e dei palinsesti televisivi, nonché anche le piazze e le strade delle nostre città.

Questi eventi e gli argomenti in essi contenuti e discussi, sono stati trattati in “sordina” anche da coloro che li hanno vissuti o ne sono stati promotori, ci riferiamo alle Organizzazioni sindacali confederali italiane che, pur presenti nei vari organismi internazionali, predicano bene negli altri paesi ma razzolano male nel proprio paese – in Italia.

Il primo evento al quale ci riferiamo si è svolto il 9 ottobre 2013, ed è riferito alla giornata europea di mobilitazione di tutti i ferrovieri europei, culminato con una manifestazione a Bruxelles, con il fine di influenzare la discussione al Parlamento europeo in merito al cosiddetto IV pacchetto ferroviario. Ricordiamo che il contenuto politico del pacchetto tratta l’apertura al mercato – liberalizzazione totale – degli obblighi di servizio, nonché la separazione dei gestori dell’infrastruttura dalle imprese di trasporto. Su questa direttiva vi è una grande divisione in Europa, non per nulla la votazione in Commissione trasporti del Parlamento europeo è stata posticipata dal 26 novembre al 17 dicembre per dare tempo ai relatori di negoziare degli emendamenti di “compromesso” che facciano andare avanti questo quarto pacchetto ferroviario.

L’evento del 9 ottobre 2013, dicevamo, organizzato da ETF (European Transport Workers Federation), era finalizzato a porre uno STOP alla liberalizzazione e alla frammentazione delle ferrovie europee, comprese le ferrovie italiane che, al contrario del resto d’Europa hanno già liberalizzato il trasporto passeggeri nazionale e internazionale, compreso il trasporto passeggeri ad alta velocità, non per nulla sulle nostre rotaie già circolano grandi imprese ferroviarie europee (DB, OBB, SBB, SNCF) nonché imprese private di alta velocità, quali NTV, la società franco-lussemburghese di Montezemolo e Della Valle.

Filt/Cgil, Fit/Cisl, Uilt/Uil, che pure aderiscono a ETF, in Italia hanno organizzato dei sonnacchiosi presidi in alcune delle principali stazioni ferroviarie, ma nessuna mobilitazione, dimostrazione o sciopero, così come veniva richiesto nei contesti nazionali da ETF. Ciò a dimostrazione, se ancora c’è ne fosse bisogno, della totale adesione dei sindacati confederali italiani alla liberalizzazione ferroviaria – come sopra ricordato – come pure alla liberalizzazione del trasporto pubblico locale.

A conferma di quanto testé scritto, riteniamo opportuno riportare un significativo atto politico compiuto dal Sindacato CISL, nei giorni immediatamente precedenti la manifestazione europea dei ferrovieri. Questo sindacato, il 24 settembre 2013, ha fatto nascere la Federazione sindacale delle Reti, unificando le tre Federazioni di comunicazione, energia e trasporti; una nuova sigla sindacale che di fatto sancisce e benedice non solo il concetto di liberalizzazione ma anche quello delle privatizzazioni, ovvero dello scorporo delle reti (cavi, tubi, pipeline, rotaie, ecc…) che possono rimanere pubbliche nella golden share dello Stato, mentre il resto dal gas all’energia elettrica, dai treni, agli autobus, ecc… vengono liberalizzati e privatizzati. Insomma, con Cisl Reti, il sindacato CISL è più realista del re!!!

Il secondo evento al quale ci riferiamo si è invece svolto il 10 ottobre 2013 a Tokio. Si tratta della prima riunione internazionale dei Sindacati dei lavoratori del trasporto urbano e locale, organizzata da ITF (International Transport Workers’ Federation). A questo simposio internazionale hanno partecipato rappresentanti di ben ventisette paesi al mondo, forse anche qualche sindacalista italiano (???), non lo sappiamo, visto che in Italia nessuno ha parlato di questo evento. Eppure ETF aderisce a ITF!

Evidentemente non né hanno fatto neppure un cenno per non dover dire di quello che è stato invece discusso. Infatti, nelle considerazioni finali i delegati hanno espresso la volontà politica di opporsi con tutte le proprie forze alla liberalizzazione del trasporto pubblico; di lottare contro le accelerate politiche di privatizzazione del trasporto pubblico locale, in particolare del trasporto ferroviario; di contrastare le attività antisindacali e contrarie agli interessi dei lavoratori dei trasporti, che impongono le multinazionali mondiali del trasporto pubblico, in particolare le multinazionali inglesi e francesi.

Infatti, i partecipanti hanno voluto citare e mostrare la propria solidarietà al sindacato britannico dei ferrovieri, dei marittimi e dei lavoratori dei trasporti (RMT) in lotta contro i tagli di personale e dei finanziamenti al trasporto pubblico locale urbano, così come ai lavoratori delle varie imprese multinazionali francesi (Ratp, Keolis, Veolia), ai ferrovieri coreani del sud in lotta contro la privatizzazione del settore ferroviario. Tutto ciò in vista e in preparazione del loro prossimo congresso, nel 2014, e per lanciare la “campagna per il trasporto pubblico, che metterà la gente prima del profitto”.

Non che ITF oppure ETF siano diventate improvvisamente rivoluzionarie è la realtà dei fatti che ci dice di evidenziare il loro atteggiamento positivo per i lavoratori e la cittadinanza, rispetto all’atteggiamento negativo dei sindacati confederali italiani. Oltretutto il nostro Paese sta subendo una sorta di “colonizzazione” anche nelle aziende di trasporto pubblico, fagocitate dalle politiche di privatizzazione.

Lo scandalo all’ATAC di Roma, i recenti fatti di Genova e quelli di oggi a Firenze non possono essere trattati se non li inquadriamo dalla situazione generale/globale a quella particolare/nazionale. Un esempio: il 19-20 novembre 2013 a Strasburgo le associazioni datoriali delle imprese dei trasporti,autorità pubbliche di trasporto e operatori, decisori politici, istituti scientifici e l’industria della fornitura e servizio di trasporto pubblico, si sono riuniti per rispondere a questa domanda: “Che impatto avrebbe l’apertura del mercato interno europeo del trasporto passeggeri su ferro sul trasporto pubblico locale?”.

Ciò si è concretizzato proprio a Strasburgo nel corso della settimana di sessione plenaria del Parlamento Europeo, allo scopo di fornire agli operatori di trasporto pubblico e alle Autorità competenti informazioni aggiornate e metterli in grado di discutere con i rappresentanti del Parlamento e del Consiglio. In prospettiva della discussione presso le Istituzioni europee del Regolamento europeo sull’aggiudicazione dei contratti di servizio pubblico (Reg. 1370/2007), che dovrebbe essere definita entro la conclusione dell’attuale mandato parlamentare, prevista per maggio 2014.

Questa è la realtà un’ammucchiata di gente che fa lobby , un gruppo di persone legate da interessi comuni e in grado di esercitare pressioni sul potere politico per ottenere provvedimenti a proprio favore! Ma sull’Europa e sugli organismi europei rimandiamo ad un altro luogo di discussione, che presto faremo, e al momento ritorniamo ai trasporti, avendo ben presente, però, la situazione in cui ci muoviamo.

 

Lo scandalo all’Atac ci ricorda “tangentopoli” ma anche l’utilizzo di quella stagione per abbattere il vecchio potere DC/PSI, pertanto, quello che succede nell’azienda capitolina può avere altri secondi fini,che al momento non sono chiari, sicuramente si inseriscono in questa gigantesca riorganizzazione del trasporto pubblico locale che si sta creando non solo in Italia ma a livello globale.

A Genova, AMT viene da una fallita privatizzazione, nonché liberalizzazione (visto che si è trattato di una gara a doppio oggetto, ovvero affidamento del servizio e ricerca di un partner societario) effettuate qualche anno fa dal comune di Genova che aveva venduto il 51% dell’impresa alla francese Transdev e successivamente a Ratp Dev. Dopo di che i nuovi padroni francesi di RATP, abbandonavano l’AMT mentre il Comune, a caro prezzo, riprendeva il controllo dell’Azienda. Ai genovesi la privatizzazione “fallita” è così costata pesanti aumenti di biglietti e tariffe; mentre pesanti svendite del patrimonio dell’azienda pubblica (depositi, officine, uffici) e il grave e ulteriore invecchiamento dei mezzi di trasporto (conseguenza nella privatizzazione) ne ha condizionato il servizio, l’efficienza e la qualità, nonché l’aumento dei costi.

Nel frattempo le Organizzazioni Sindacali, niente hanno fatto per impedire allora la privatizzazione con i francesi, ed il loro operare si è risolto di anno in anno in accordi sempre più peggiorativi con pre-pensionamenti e cassa integrazione in deroga (visto che gli autoferrotranvieri erano privi di ammortizzatori sociali), sino alle conseguenze odierne.

L’Ataf di Firenze è stata comprata da una Ati guidata da Busitalia (Gruppo FSI), anche se stava anch’essa finire in mano francese, sempre la Ratp di Parigi che a Firenze e in Toscana ha anche la partecipazione o il controllo di altre aziende di trasporto, tra le quali la Gest (tramvia di Firenze) e la T.F.T. S.p.A. “Trasporto Ferroviario Toscano” società dove sono confluite tutte le attività relative al trasporto ferroviario incluso mezzi e personale, de la Ferroviaria Italiana di Arezzo.

È stata privatizzata – venduta dal Comune di Firenze, nonché da tutti i Comuni del comprensorio fiorentino che ne detenevano delle quote – dopo un tira e molla con il Sindaco di Firenze Matteo Renzi. Viene da pensare che dietro questo tira e molla ci fosse lo scontro tra lui e il presidente della regione per il controllo del trasporto pubblico locale su gomma nella Regione Toscana, ben al di là del solo controllo della municipalizzata di Firenze. Il fatto che Renzi, in cambio della rinuncia a vendere e privatizzare l’Ataf volesse trattare un nuovo contratto integrativo aziendale di Ataf, cioè ridiscutere giorni di riposo annui, turni di lavoro, tempi di lavoro, intervallo pasto, orario di lavoro, salario integrativo, forme di ammortizzatori sociali che consentano di avvicinare alla pensione alcune realtà,ha dato ai sindacati confederali il pretesto per opporsi alla sua proposta. In realtà le stesse Organizzazioni Sindacali già derogano nei vari accordi aziendali che ultimamente sono stati sottoscritti nel settore dei trasporti (ferro e autoferro), da TreNord a Ntv e che si erano detti “pronti a discutere di tutto, anche di sacrifici, [purché] l’Ataf non sia isolata e partecipi alla gara regionale”. Dunque è la volontà di Renzi di non dare la delega comunale e di impedire la partecipazione di Ataf alla gara regionale a non essere accettata dai Sindacati ma soprattutto dalla Regione Toscana e dal suo Presidente Enrico Rossi.

Le contraddizioni tra la Regione Toscana e il Comune di Firenze potevano invece essere utili per centrare l’obiettivo che tutti, lavoratori e cittadini, volevano, ovvero impedire la vendita e la privatizzazione di Ataf, poteva ciò tradursi per Ataf in un affidamento in house ovvero poteva sconfiggere volontà politica della Regione Toscana e del Governatore Rossi, di voler effettuare a tutti i costi la gara per l’affidamento dei servizi di Tpl su gomma nella Regione Toscana.Chi ci ha rimesso in questa lotta di potere sono i lavoratori.

Fra qualche mese in Toscana ci sarà la gara per l’affidamento dei servizi tpl su gomma nella regione ed ulteriori ben più gravi problemi ci saranno, non solo per i tramvieri di Ataf a Firenze ma bensì di tutta la Toscana. Infatti, in riferimento a questa gara regionale nessuno parla delle conseguenze che si avranno sui diversi Contratti aziendali di secondo livello attualmente in essere: quale contratto aziendale sarà mantenuto? Quello di Ataf? Quello di Busitalia? Quello della Tiemme? Quello della Ctt? In realtà, è probabile nessuno di tutti questi; infatti si presuppone, viste le esperienze passate, che nessuno dei diversi contratti aziendali oggi validi sarà confermato. Dunque per i lavoratori tutti, attraverso questa gara e le conseguenti cessioni, fusioni, scissioni di rami d’azienda che ci saranno, è probabile che si attuerà un ulteriore passo verso peggioramenti e regressioni normative e salariali (Atam docet!). Infatti, rimanendo nella Regione Toscana, viene spontaneo ricordare le conseguenze subite dai lavoratori ATAM di Arezzo i quali, una volta ceduti alla LFI – attraverso la formula di trasferimento di ramo d’azienda – si sono visti sottrarre il loro contratto integrativo aziendale più favorevole in cambio di un altro integrativo, meno favorevole e più penalizzante sia dal punto di vista normativo, nell’orario di lavoro e turni, che salariale. Ad onor del vero, soltanto la Uiltrasporti Toscana non ha firmato l’accordo regionale sulla gara, affermando che “nel bando di gara sul trasporto pubblico locale non c’è alcuna garanzia per i lavoratori”.

In una intervista, in merito alla gara unica regionale, il Presidente della Compagnia Pisana Trasporti (Cpt) Mario Silvi, ha affermato che questa “si presenta già con forti problemi di economicità del servizio […] con le risorse prospettate dalla Regione è stato calcolato un corrispettivo medio a km di 2,89 euro. Noi attualmente lo gestiamo a 3,35 euro. È evidente che c’è una differenza notevole. Un altro problema riguarda la salvaguardia occupazionale, problema che deriverà dalla diminuzione del servizio – 10 milioni di km in meno. […] Con 10 milioni di km in meno il rischio esuberi, su scala regionale, potrebbe tradursi in 7-800 persone in meno”. http://pisanotizie.it/ news/news_20120413_trasporto_pubblico_locale_consorzio_aziende_gestore_unico_mario_silvi _cpt.html

 

Grandi numeri che cambieranno il volto del trasporto pubblico in Toscana, eppure in occasione dello sciopero odierno di Ataf a Firenze, perché le OO.SS., ma neppure la RSU e i Cobas, hanno posto il problema della gara regionale? Perchè?

Perché non c’è stato nessuno sciopero di opposizione alla gara – soltanto la Uiltrasporti ne ha effettuato due, negli scorsi mesi estivi – eppure le conseguenze potrebbero essere disastrose, sia per i lavoratori che per i cittadini ma anche per le aziende. Pertanto se si vuole effettivamente difendere la propria azienda la lotta non può che essere rivolta contro la gara regionale.

Agguerriti concorrenti internazionali premono alle porte della Toscana. Fra le domande a suo tempo pervenute, da notizie filtrate negli organi di stampa, vi sono i grandi Gruppi internazionali di Trasporto pubblico locale fra i quali RATP, come abbiamo visto già presente in Autolinee Toscane, Gest e Trasporto Ferroviario Toscano. Inoltre, pare abbia manifestato interesse la Alsa, il primo operatore spagnolo di Tpl gomma extraurbano. In realtà la proprietà di questo gruppo non è più spagnola, infatti Alsa nel 2005 è stato acquisito al 100%, grazie alle privatizzazioni attuate in Spagna, dal National Express Group – una compagnia multinazionale del trasporto pubblico con sede a Birmingham (Inghilterra) operatore di servizi bus, tram, treno nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Canada, in Portogallo, in Marocco e, appunto, in Spagna.

Di questo nessuno parla, eppure la proprietà di un’impresa è molto importante, da questa può dipendere tutta la filiera industriale del trasporto, infatti il materiale rotabile nuovo, gli autobus e i treni, dove verranno acquistati? Quali imprese li fabbricheranno? Un “padrone” francese tenderà ad acquistarli in Francia, un “padrone” inglese nel suo paese e così via! Non certo in Italia, né alla MenariniBus di Bologna, ma neppure alla IrisBus di Avellino, visto che quella fabbrica la Fiat l’ha chiusa. In Toscana, intanto, la Regione Toscana, invece di comprare i treni all’AnsaldoBreda di Pistoia, i treni sono andati a comprarli in Polonia dalla ditta Pesa! Ma che Paese è questo che non difende i propri interessi, che non difende le proprie aziende, il proprio interesse nazionale ed dunque i propri cittadini!

 

ULTIM’ORA

Mentre stavamo per chiudere l’articolo arriva la notizia dell’accordo che sblocca lo sciopero. L’accordo prevede: la revoca della disdetta degli accordi integrativi aziendali, prorogati fino al 31 gennaio 2013; la sospensione dello spacchettamento di Ataf in 3 società fino alla gara regionale del trasporto pubblico locale; l’assunzione a tempo pieno dei lavoratori part time e la liquidazione di una parte del premio di risultato.

Ad una prima analisi non ci pare un accordo significativo, la revoca della disdetta del contratto aziendale Ataf, prorogato di un mese fino al 31 gennaio 2013, dovrà fare i conti con la realtà della nuova azienda (i lavoratori delle altre imprese, che hanno acquisito Ataf, lavorano 39 ore settimanali, mentre i lavoratori di Ataf Gestioni ne lavorano 37, così pure anche l’aspetto salariale è diverso) quindi, pur prevedendo il mantenimento dell’occupazione e del salario, richiede di consistenti modifiche nelle articolazioni dei turni, dunque una produttività diversa dall’attuale. Ed i sindacati, firmatari del contratto, legittimati alle trattative, come abbiamo sopra riportato, sono dei “maghi” ad “omogeneizzare” i vari istituti contrattuali … alla situazione peggiore naturalmente.

Sulla sospensione dello spacchettamento societario, il nuovo Gruppo non ha problemi a proseguire come Ataf Gestioni, se i sindacati non sono d’accordo. Si sappia però, che Busitalia, Autoguidovie e Cap intendevano portare avanti i piani di spacchettamento dell’Ataf anche perché, in tal modo, avrebbero avuto più peso all’interno dell’associazione temporanea di imprese (ATI) che parteciperà alla gara regionale, proprio perché molto più capitalizzate e quindi in grado di contare di più. Ragion per cui, come scrive il Corriere Fiorentino del 7 dicembre 2013, “anche per questo secondo i rumors ad alcune aziende non dispiacerebbero queste proteste, che potrebbero mettere in difficoltà Ataf-Busitalia (FSItaliane) a loro vantaggio. […] Dietro lo scontro di Ataf c’è molto di più del contratto integrativo.”

Come detto, continuano ad esserci interessi economici e di potere, divergenti tra i Comuni, tra quest’ultimi e la Regione Toscana, tra Aziende, in particolare tra le aziende ex municipalizzate legate ai poteri locali e regionali e l’azienda del Gruppo di Ferrovie dello Stato Italiane, contrasti che si intravedono anche nel settore del trasporto locale ferroviario, con il recente superattivismo del Presidente della Regione Enrico Rossi che anche nel “ferro” vuole in tutti i modi effettuare la gara regionale – questione già presente nel suo programma elettorale a inizio del suo mandato – nel settore ferroviario l’intenzione sarebbe addirittura quella di dividere la Regione in più lotti, qualcuno ne ha ipotizzati addirittura fino nove, a evidente conferma che lo scopo è quello di indebolire e dividere l’impresa ferroviaria statale Trenitalia.

Ritornando al trasporto su gomma, il rinvio dello spacchettamento Ataf, come detto, si ripresenterà in tutta la sua tragicità in occasione della definizione della gara regionale che, appunto in un unico lotto, stabilirà il servizio del trasporto pubblico locale su gomma dell’intera Regione Toscana. Allora si che ci sarà probabilmente da cambiare casacca con un probabile nuovo padrone, una omogeneizzazione contrattuale ancora più al ribasso, con le altre conseguenze: dalla riduzione degli addetti, all’aumento delle esternalizzazioni aziendali compreso l’aumento del ricorso ai subappalti, ecc…, che sicuramente incideranno negativamente sulla sicurezza e sulla qualità dei servizi.

 

Pieffe