di Iglis Restani
In vista del ballottaggio per le elezioni dei sindaci che in gran parte usciranno dal secondo turno del 20 e 21 maggio è possibile fare alcune considerazioni . E’ vero che le elezioni amministrative hanno normalmente un andamento un po’ diverso da quelle politiche , è vero che la consultazione appena tenuta riguardava solo una parte dell’elettorato. Però nove milioni e 231.000 aventi diritto al voto è un numero importante e, soprattutto, queste erano le prime elezioni dopo il passaggio di consegne da Berlusconi a Monti.
Gli organi di stampa e le televisioni hanno puntato molto sulla crisi di consensi al PdL ed alla Lega e sul fenomeno del movimento di Grillo ma se si fa una analisi più attenta vengono fuori anche altre cose.
Innanzitutto se è vero che PdL , PD e UDC sostengono il governo Monti , non ce n’è uno di questi che abbia visto un incremento di voti. La proposta di un terzo polo dell’UDC esce sconfitta , il PdL ha un tracollo ma anche il PD arretra. Alcuni istituti di ricerca come l’Istituto Cattaneo e analisti specializzati in elezioni politiche hanno fatto due raffronti, uno con le elezioni regionali del 2010 e uno con le elezioni politiche del 2008. Nel primo caso , considerando i principali 24 capoluoghi chiamati al voto , il PD ha perso 40.000 voti (Corriere della Sera 9 maggio), nel secondo caso , considerando le liste civiche collegate, perde il 5,6% che , rapportato ai votanti effettivi di questa tornata ,sei milioni 166.308 , significherebbe qualcosa come 345.000 voti.
In altre parole , se ci fossero state elezioni politiche generali con questo andamento , la maggioranza di governo ed il suo maggiore partito , il PD appunto, avrebbero avuto una cocente sconfitta . Ecco spiegato il nervosismo del nostro presidente della Repubblica che se l’è presa con chi aveva parlato di boom delle liste Grillo , la vera questione è che il malcontento verso l’attuale governo sta lentamente crescendo e questo scompagina i piani di quanti hanno preparato l’operazione Monti e quelle per le prossime elezioni del 2013.
Dicevamo dei votanti effettivi. Se togliamo al totale degli aventi diritti al voto il numero di chi si è presentato ai seggi ,abbiamo che il 33,2% non si è recato alle urne , cioè 3 milioni e 64.692 persone, il primo partito in assoluto. Se poi andiamo a vedere le elezioni comunali del 2007 vediamo che i votanti erano stati il 73,7% quindi il 6 e 7n maggio si sono aggiunti altri 636.939 non votanti .
La sfiducia nei partiti , negli attuali partiti , è dunque in aumento . Anche la Lega , che 20 anni fa si era presentata come una forza contraria alla partitocrazia paga un prezzo salato ,anche se l’elezione di Tosi a Verona ha mantenuto la percentuale complessiva di questo partito.
Il successo del movimento 5 stelle , che già contava un certo numero di consiglieri comunali, è l’evidente dimostrazione che una parte della popolazione , una parte consistente e che è presente anche nelle cosiddette regioni rosse , è in disaccordo con la politica di questo governo .
Cosa ci si può quindi attendere dal ballottaggio ? E’ probabile che buona parte dei sindaci che verranno eletti appartenga al centro-sinistra anche se qualche sorpresa , ad esempio a Parma , venga fuori . Ma la realtà è che c’è nel paese , oltre al malcontento per le misure decise dall’attuale governo che hanno colpito i ceti popolari , una crescente consapevolezza che le forze che ci governano non sono in grado di portarci fuori dalla crisi , che anzi sono collegate a quei gruppi economici , grandi banche internazionali , multinazionali, forze in Europa collegate a queste . Ciò che manca ancora è un movimento che sappia individuare , oltre alla critica ai partiti , il nemico principale da battere e cioè chi in Italia ed in Europa rappresenta la quinta colonna del grande capitale internazionale .Un movimento che dia più voce e più potere al singolo cittadino , lavoratore , che indichi obiettivi per sconfiggere la crisi , si ponga l’organizzazione della lotta , operi per unire tutti coloro che sono colpiti e schiacciati dalla crisi economica in un fronte unito e che inizi a porre le basi per una società diversa e veramente democratica.